Nereo Rocco, la storia del Paron, nel post a cura di Campioni Calcio
L’introduzione di un certo tipo di gioco del calcio all’italiana si deve, in buona parte, a personaggi come Nereo Rocco. L’epica assoluta abbinata ad una concretizzazione riconosciuta dal gioco stesso e soprattutto dei risultati. Uomo e allenatore di spessore, caratura d’altri tempi. Prima calciatore, poi allenatore, con predisposizione al pragmatismo.
Allenatore d’altri tempi, vincente sulle panchine di Triestina, Padova, Torino e Milan, Nereo Rocco ha cambiato il calcio italiano. Qui le motivazioni. Bentornati su Campioni Calcio per la categoria Storie di Calcio!
Nereo Rocco, l’inventore del “catenaccio”
Nereo Rocco, dopo una discreta carriera da calciatore (ha giocato con Udinese, Triestina, Napoli e Padova), ha allenato in Italia nel periodo che va dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’70. Un lasso di tempo caratterizzato da novità imposte sul piano tattico e dell’impostazione di squadra e che hanno stravolto, per certi versi, la tradizionale concezione.
Nereo Rocco è il capostipite del cosiddetto “catenaccio”. Un modo di giocare tendente al difensivismo e che ha fatto le fortune dell’Italia negli anni a seguire. Esportato in giro per il mondo, talvolta invidiato.
È stato lui con la sua Triestina a dare sfoggio delle sue qualità in panchina a inizio carriera. La squadra della sua città che, non a caso, gli ha dedicato il nome dello stadio. Un lavoro affinato e proseguito successivamente su panchine ancora più prestigiose come Torino e, soprattutto, Milan.
Nereo Rocco sulla panchina del Milan
Sulla panchina rossonera consacra un talento di primo pelo come il mitico Gianni Rivera, con il quale i successi abbondano. Su tutti la Coppa dei Campioni, che assume valore storico perché la prima in assoluto conquistata da una squadra italiana. Correva l’anno 1963, nella finale contro il Benfica, decisa da una doppietta di Altafini.
Oggi risulta essere l’allenatore più vincente nella storia del Milan, con ben 10 titoli ufficiali conseguiti:
- 2 Scudetti ( 1961-1962, 1967-1968);
- 3 Coppe Italia (1971-1972, 1972-1973, 1976-1977);
- 2 Coppe dei Campioni (1962-1963, 1968-1969);
- 2 Coppe delle Coppe (1967-1968, 1972-1973);
- 1 Coppa Intercontinentale (1969).
Altro record in cascina: si è seduto per più volte in gare ufficiali sulla panchina di una stessa squadra.
In buona sostanza a lui si deve la spiccata propensione del calcio italiano a stare tutti dietro la linea della palla, senza necessariamente comandare il gioco. Ne introduce la figura del libero, un ruolo che ha interpretato da calciatore durante i suoi anni agonistici.
Mitica la sua risposta ad un giornalista, che gli dice prima di un Padova-Juventus:
– Vinca il migliore…
– Ciò, sperèmo de no!