Brasile-Uruguay 1950: il Maracanazo

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Brasile-Uruguay 1-2 del 1950: il Maracanazo nel nostro post di Campioni Calcio

Il Brasile è una delle Nazionali più forti e conosciute al mondo, se non la più nota in assoluto. Di solito ai Mondiali non manca mai ed è una presenza fissa di cui non si può fare a meno, non solo per motivi calcistici, ma anche per motivazioni folkloristiche legate ad una tifoseria piuttosto calda e passionale, per usare un eufemismo. Brasile-Uruguay 1950 è una di quelle gare che passerà alla storia del calcio brasiliano e mondiale in generale.

La finale tra la super-favorita selezione brasiliana, sconfitta in casa davanti a centinaia di migliaia di persone, dall’umile Uruguay di Ghiggia e Schiaffino. 

Vediamo insieme come è finita quella partita nel racconto di Campioni Calcio di oggi per la sezione Storie di Calcio.

Brasile-Uruguay 1950: qui viene coniato il termine Maracanazo

Una delle delusioni più grandi per i tifosi del Brasile, insieme all’1-7 contro la Germania del mondiale 2014, è il cosiddetto “Maracanazo”. Un termine che al popolo brasiliano fa venire i brividi e che in spagnolo significa quando un evento accade contro ogni pronostico.

Nel 1950 si gioca il Mondiale proprio in Brasile, nella nazione della squadra favorita, che dalla sua ha campioni in grado di vincere contro ogni avversario, anche se non c’è ancora Pelè. Tutto sembra procedere per il meglio per loro, considerando che viene fatta fuori nel girone iniziale la Jugoslavia, una delle realtà in rampa di lancio del calcio internazionale.

Nella seconda fase i brasiliani fanno fuori anche la Svezia con un perentorio 7-1, oltre che la Spagna successivamente con un altro risultato tennistico, 6-1.

Si giunge trionfali alla finalissima contro l’Uruguay, già vincitore del primo mondiale della storia del calcio. Il Brasile si appresta a vincere il suo primo titolo, con il popolo brasiliano tutto dalla parte della squadra e che gremisce lo stadio Maracanà in ogni ordine di posti per festeggiare la sicura vittoria della propria nazionale.

Il dramma calcistico si consuma al Maracanà

Arriva, poi, il momento della finalissima secca contro l’Uruguay. La formula particolare di quel Mondiale espletata attraverso un girone all’italiana consente al Brasile di avere a disposizione anche il pareggio come risultato dalla propria parte. Infatti, nella gara decisiva il Brasile ha dalla sua 2 risultati su 3.

Alla vigilia della gara il Brasile già festeggia: carri carnevaleschi già dalle 16:00, la popolazione che indossa magliette fatte stampare per l’occasione con la scritta “Campioni del Mondo”, la federcalcio brasiliana che ha già consegnato ai calciatori un orologio d’oro con la scritta “Ai campioni del mondo”.

Tutto era pronto per la festa e in campo le cose sembrano dare ragione a chi festeggia.

I brasiliani passano infatti in vantaggio con Friaça, ma gli avversari ribaltarono il risultato con Schiaffino e Ghiggia, ammutolendo i 200.000 spettatori del Maracanà, che già pregustava il dolce sapore della vittoria. 

Il dopo-partita

Ancora oggi, quella partita è considerata come l’espressione della massima tragedia calcistica in cui è incappata la Nazionale e l’intero popolo brasiliano. Tanto è vero che a fine partita tanti tifosi muoiono per infarto o si rendono protagonisti di disordini e incidenti. Alcuni si gettano dagli spalti tentando il suicidio, altri semplicemente rimangono senza parole seduti guardando gli uruguayani festeggiare.

Addirittura Jules Rimet, l’ideatore della coppa del Mondo, ha egli stesso preparato un discorso in portoghese da recitare durante la premiazione del Brasile ed era organizzato un cordone di scorta per la consegna della coppa. Ma dopo la gara nessuno si presenta: le autorità brasiliane abbandonano lo stadio, lasciando il solo Rimet con la coppa tra le mani. La guardia d’onore non si forma e il presidente della FIFA è scortato solamente dal capitano dell’Uruguay, Varela.

Le parole di Rimet furono queste:

Era tutto previsto, tranne il trionfo dell’Uruguay

Rimet si limita così a consegnare il trofeo al capitano e a stringergli la mano, ma non riesce a dirgli neppure una parola di congratulazioni. Non ci fu per i vincitori neppure l’inno nazionale perché la banda non è stata fornita della relativa partitura, ritenuta inutile perchè impossibile la vittoria degli ospiti.

Fu proclamato in Brasile lutto nazionale quel 16 luglio 1950 per tre giorni di fila.

Dopo quella gara addirittura è stato deciso il cambio delle casacche da gioco, poiché la nazionale brasiliana giocava in precedenza con la maglia bianca con il colletto blu, ma dopo quella gara si passò al verdeoro, che ancora oggi utilizza nelle sue gare.

Ghiggia molti anni dopo la finale dirà:

«A sole tre persone è bastato un gesto per far tacere il Maracanã: Frank Sinatra, papa Giovanni Paolo II e io»

Brasile-Uruguay 1-2: tabellino

Brasile: Barbosa, Augusto, Juvenal, Bauer, Danilo, Rigode, Friaça, Zizinho, Ademir, Jair, Chico. C.T.: Flavio Costa.

Uruguay: Maspoli, M.Gonzales, Tejera, Gambetta, Varela, Rodriguez Andrade, Ghiggia, Perez, Miguez, Schiaffino, Moran. C.T.: Juan Lopez.

Arbitro: Reader (Inghilterra)

Marcatori: Friaça 47’ (BRA), Schiaffino 66’ (URU), Ghiggia 79’ (URU) 

Il tabellino è lì a ricordarlo ogni volta. Una ferita che resta ancora aperta nel popolo e tutt’altro che semplice da rimarginare col tempo. Il Maracanazo fu una delle prime tragedie sportive mondiali.

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