Zico, biografia del brasiliano dell’Udinese nel post a cura di Campioni Calcio
Il calcio nasce in Inghilterra. Verità storica e incontrovertibile. Ma la vera patria del gioco e dello spettacolo calcistico oltre che balistico sul campo è certamente il Brasile. Non esiste un grande talento brasiliano che non abbia attraversato almeno un determinato periodo storico. Zico tra gli anni ’70 e ’80 è uno dei massimi interpreti della spettacolarizzazione calcistica brasiliana. Un autentico maestro e artista del pallone passato anche per la Serie A italiana. Di ruolo centrocampista e attaccante, copre un po’ tutti i ruoli dalla trequarti in su, come si amerebbe dire oggi.
Vediamo in questo post a cura di Campioni Calcio la storia e la biografia di Zico, l’attaccante di Flamengo e Udinese. Bentornati sul nostro portale nel nostro appuntamento con le bio dei calciatori famosi!
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Zico al Flamengo
Il vero nome di Zico è Arthur Antunes Coimbra e nasce a Rio De Janeiro il 3 marzo del 1953. Esordisce in un campionato professionistico nel 1967 quando ha soli 14 anni.
Il Flamengo è la sua prima squadra e l’amore calcistico di un’intera vita. Da lì spicca il volo e si consacra sia a livello nazionale che internazionale.
Una media realizzativa degna di grandissimi attaccanti per un calciatore che svaria su tutto il fronte offensivo ed è un grande battitore di punizioni. Lui non è infatti una prima punta secondo l’accezione classica e, dunque, tutto ciò ne denota una grandezza e una bravura ulteriore.
Vince praticamente tutto al Flamengo: 4 titoli brasiliani, 1 Coppa Libertadores (corrispettivo della Champions League europea) nel 1981 e la 1 Coppa Intercontinentale nello stesso anno. E’ inoltre 2 volte vincitore del titolo di capocannoniere, eletto calciatore sudamericano dell’anno per ben 3 volte. La rivista brasiliana Placar, tra le più influenti a livello sportivo, gli assegna per 7 volte il Bola de Prata, premio annuale destinato ai migliori undici giocatori del campionato brasiliano. 2 volte vincitore del Bola de Ouro come calciatore dell’anno in Brasile.
Tutti questi riconoscimenti a livello personale e collettivo danno la reale dimensione del Zico calciatore come vero e proprio monumento del gioco del calcio. La stagione 1979/80 presenta una particolarità: Zico bomber mette a segno 65 reti in 51 partite con la media di oltre 1 gol a partita.
Con questi numeri mostruosi inevitabile che le attenzioni di mezzo mondo siano riversate su di lui. Tante squadre italiane, in particolare, lo cercano, ma il Flamengo resiste a qualsiasi offerta. Tutto questo finché non ne passa una irrinunciabile davanti agli occhi.
Dal 1967 al 1983 colleziona con la maglia rossonera 346 gol in 457 presenze.
Zico all’Udinese
È l’estate del 1983 quando l’Udinese sborsa 6 miliardi di lire per assicurarsi le prestazioni dell’asso brasiliano Zico. Un colpo di mercato inatteso per una squadra come quella friulana non abituata ad avere tra le sue fila giocatori di questo calibro.
Ma l’allora presidente Lamberto Mazza decide di regalare alla città di Udine un pezzo da novanta da sfoderare per il prossimo campionato di Serie A. E pensare che in una fase iniziale questo trasferimento è bloccato dalla Figc per motivi regolamentari, ma l’insorgenza dell’opinione pubblica e del tifo friulano scongiurano qualsiasi retromarcia.
Scende in campo persino la politica per far sì che Zico sbarcasse definitivamente in Friuli e alla fine così è stato. L’esordio in campionato avviene con una doppietta al Genoa e al primo anno di Udinese si ferma al secondo posto nella classifica cannonieri con 19 reti. Davanti a lui solo un certo Michel Platini.
Il secondo anno è quello più complicato dell’era Zico, essendo subentrato un infortunio particolarmente fastidioso e destabilizzante nell’arco della stagione. Motivo per cui egli accumula solamente 3 reti complessive in 16 gare disputate. Riceve una squalifica pesante dopo aver insultato un arbitro e questa è la miccia che lo spinge ad accendere l’addio.
Zico decide di lasciare il calcio italiano. Nonostante non abbia vinto praticamente nulla con l’Udinese, il suo impatto sulla Serie A è stato particolarmente incisivo e il ricordo resta vivo per la classe e la ventata di grande tecnica che ha portato con sé.
Con la maglia dei friulani Zico gioca un totale di 53 partite mettendo a segno 30 reti totali tra campionato e coppe.
Zico al Flamengo bis e in Giappone
Si concretizza il ritorno al Flamengo nel 1985. Ci resta altri quattro anni prima di emigrare dall’altra parte del mondo e spostarsi in Giappone. Conosce la nuova realtà del calcio nipponico, dapprima con il Sumitomo Metals e successivamente tramite i Kashima Antlers.
Con i primi Zico disputa una stagione, mentre nell’altra squadra accumula una stagione in più. Ma il fine carriera per lui si sta avvicinando inesorabilmente, tanto è vero che l’addio al calcio lo dà ufficialmente nel 1994.
Zico in Nazionale
Anche con la maglia della Nazionale brasiliana il talento di Zico si eleva ad uno dei più raffinati e consolidati sulla scena mondiale. Partecipa a ben 3 Mondiali tra il 1978 e il 1986.
Ai Mondiali argentini del ’78 gioca tutte le partite e segna un gol contro il Perù. Salta la finale terzo posto vinta contro l’Italia. Ai Mondiali del 1982 partecipa fino al famoso incrocio con l’Italia di cui tutti gli amanti della Nazionale italiana ben ricordano.
A Messico ’86 gioca solo 3 partite ufficiali e torna a casa insieme alla sua selezione quando incrocia la Francia di Platini ai quarti di finale. La storia di Zico con la Nazionale verdeoro non è per niente ricca di trionfi. Tutt’altro. Ma in termini individuali la realtà è totalmente opposta.
Zico diventa uno dei migliori marcatori di sempre del Brasile con i suoi 49 gol in 76 gare ufficiali. Si piazza al quinto posto di sempre in questa speciale classifica, considerando anche l’epoca moderna.
Zico allenatore
Dopo essersi ritirato dal calcio giocato, Zico assume la carica di allenatore. Ricomincia da vice ct della Nazionale brasiliana dietro a Mario Zagallo a partire dai Mondiali del ’98.
Allena i Kashima Antlers nel 1999 e gli viene affidata successivamente la panchina del Giappone. Con lui la squadra ottiene la gloria continentale con l’affermazione in Coppa d’Asia nel 2004. Si qualifica ai Mondiali del 2006, ma esce al primo turno.
La Turchia il prossimo approdo da allenatore. Al Fenerbahce conquista il titolo nazionale nella stagione 2006/2007. Conduce i turchi fino ai quarti di finale di Champions League, eliminati solamente dal Chelsea. Risultato storico di per sé.
Sulla panchina del Bunyodkor vince il campionato dell’Uzbekistan con il supporto in campo del connazionale Rivaldo. Nel 2009 passa al CSKA Mosca e conclude la stagione all’Olympiakos.
Esperienze queste ultime non esaltanti che lo invogliano a cambiare completamente orizzonti. Nel 2010 torna al Flamengo per la terza volta in veste di direttore tecnico. Accetta le panchine dell’Iraq e dell’Al Gharafa, squadra qatariota, concludendo il giro del mondo con il Goa, compagine indiana. Resta 3 anni in Cina prima di ricoprire il ruolo di direttore tecnico dei Kashima Antlers, ai quali è legato anche attualmente.
