Valentino Mazzola, bio del campione del Grande Torino

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Valentino Mazzola, bio del campione del Grande Torino oggi su Campioni Calcio

Bentrovati su Campioni Calcio, il sito dedicato alle biografie dei più grandi calciatori della storia dello sport più amato. Per il post di oggi vi parliamo di un calciatore, un campione che ha fatto storia: il grande Valentino Mazzola. Infatti ogni epoca storica, a suo modo, dà il proprio contributo al mondo del calcio. Ci sono state annate nelle quali le stelle che hanno brillato in campo sono state più numerose, altre decisamente meno. Si passava da un livello più basso a un livello più alto e viceversa.

Questione di fortuna e di cicli, delle volte. Una delle squadre di calcio più forti di sempre, a detta di tutti gli esperti e gli appassionati è stata il Grande Torino. A cavallo degli anni ’30/’40, agli albori del calcio italiano, era la squadra che dominava in lungo e in largo nel nostro territorio.

Ci riferiamo ad un calcio dal sapore antico, nostalgico, ma pur sempre calcio e, dunque, competitivo per definizione. Uno degli esponenti più brillanti di quella compagine gloriosa si chiama Valentino Mazzola. Un nome, una leggenda.

Il suo buon nome riecheggiava e riecheggia ancora nelle cronache calcistiche in maniera ricorrente, per quello che ha dato e per quello che ha fatto. Un nome, una garanzia sotto il profilo tecnico. 

Nella concezione moderna del suo ruolo, oggi sarebbe stata una mezzala, anche se all’epoca fungeva molto da ala destra che svariava praticamente per tutto il campo e fu successivamente spostato verso il centro del campo. 

Che fosse attaccante o centrocampista, poco importa perché in campo la presenza di Valentino Mazzola si faceva sentire eccome.

La sua famiglia rappresenta una vera e propria dinastia del pallone, considerando ciò che hanno fatto nel tempo i suoi 2 figli, Ferruccio e Sandro.

Vediamo nelle righe che seguono la storia e la vita di Valentino Mazzola, il mitico capitano del Grande Torino.

valentino mazzola e sandro mazzola

Valentino Mazzola: gli esordi a Venezia

Valentino Mazzola nasce a Cassano d’Adda, nel Ricetto, da una famiglia molto modesta: il padre Alessandro è operaio all’ATM e muore nell’agosto 1940, investito da un camion. La madre si chiama Leonina Ratti, mentre i nomi dei suoi quattro fratelli erano Piero, Silvio, Carlo e Stefano.

Ha un’infanzia molto disagiata e nel 1929 il padre è licenziato, così Valentino, per aiutare la famiglia, comincia a lavorare anch’egli come garzone di un fornaio e successivamente al linificio di Cassano d’Adda.

Tifoso juventino in giovane età, è soprannominato Tulen per l’abitudine di prendere a calci le vecchie latte: è solito farsi tutto il tragitto di andata e di ritorno tra casa e linificio calciandone una.

Inizia a giocare nella squadra del suo quartiere, il Tresoldi, quando viene notato da un suo compaesano appassionato di calcio, grazie al quale ottiene un posto nella squadra aziendale e un nuovo lavoro da meccanico. Inizia qui la sua carriera.

Viene notato dal Venezia nel 1939, mentre svolge il servizio militare in Laguna. Qui alcuni osservatori decidono di fargli un provino, per il quale si presenta senza scarpe, giocando l’intero match scalzo, e presentando comunque doti tecniche fuori dal comune. Il Venezia lo assume e lo mette sotto contratto.

L’esordio in Serie A avviene soltanto nel 1940 a 21 anni con il Venezia, dopo aver svolto il servizio militare. Con un suo gol in un Venezia-Bari di fine campionato, i lagunari riuscirono a centrare la salvezza matematica. 

Le sue prestazioni sul campo non sempre si accompagnavano a doti realizzative particolarmente efficaci. Di fatto, non è un grande goleador e i suoi numeri lo testimoniano.

Segna poco e tirava spesso, motivo per cui la sponda calcistica più critica lo ergeva a giocatore non completo sotto tanti punti di vista. 

Fu quando viene spostato da interno di centrocampo riesce a far emergere maggiormente le sue qualità di corridore e stacanovista. Col Venezia agguanta una Coppa Italia in pieno regime fascista. 

L’ultima stagione 1941/42 si caratterizza per un terzo posto prestigioso e una maturazione pressoché totale del calciatore, considerato quasi come un erede naturale del mitico Meazza. 

Con i lagunari gioca 72 partite mettendo a segno 16 gol.

coppa italia venezia

Valentino Mazzola al Torino

L’anno successivo Mazzola si trasferisce al Torino, rendendosi il giocatore leggendario che ricordiamo oggi. Con quella mitica squadra ha scritto letteralmente la storia del calcio, conquistando 5 campionati consecutivi, 1 Coppa Italia e 2 volte il titolo di capocannoniere. In una di queste, 2 volte segna ben 29 gol in 38 partite e stravince rispetto alla concorrenza. Non male per uno che faceva fatica a segnare agli inizi della carriera. 

Lui è l’uomo simbolo di quella squadra. Un giocatore dotato di un’intelligenza calcistica sopraffina che soltanto il tristemente noto 4 maggio 1949, giorno della tragedia di Superga, ce lo ha portato via troppo presto. L’aereo su cui viaggiava il Grande Torino si schiantò sulla collina di Superga, per l’appunto, mentre era di ritorno da un amichevole disputata in Portogallo. Ed è incredibile, perchè da sempre Valentino aveva paura di viaggiare in aereo.

Un grandissimo rimpianto per il calcio italiano e mondiale, considerando la giovane età (Valentino Mazzola aveva 30 anni all’epoca) e il contributo che avrebbe potuto ancora dare sul campo.

Nella sua esperienza con il Torino segna comunque 118 gol in 195 partite (arriviamo a 123 gol in 200 partite con la coppa Italia), una media fuori dal comune!

grande torino

Valentino Mazzola in Nazionale

Un contributo con il Toro che non sfugge all’occhio vigile del selezionatore della Nazionale italiana, all’epoca Sandro Pozzo, anche se gioca soltanto partite amichevoli e mai competizioni ufficiali. 

In ogni caso, in quelle poche possibilità che gli vengono concesse, lui non tradisce per niente le attese, anzi.

Sono 12 le presenze in Nazionale, con la prima convocazione nel 1942, ai tempi del Venezia. La prima rete in maglia azzurra la mette a segno nell’aprile dello stesso anno in un 4-0 contro la Spagna. In quella partita risulta essere il migliore in campo, ma da lì in poi di lui in maglia azzurra se ne hanno sempre meno tracce.

La sua ultima partita è datata 1949 nel 3-1 di Madrid contro la Spagna. Di fatto, la più grande prestazione personale di sempre. Un piccolo grande rimpianto anche per la nostra Nazionale, di cui è Capitano per un biennio.

valentino mazzola italia

Conclusioni

Nella squadra di club, il Torino, la sua stella ha brillato in più di un’occasione in maniera preponderante. Tanto è vero che la sua maglia granata è esposta nel museo del calcio di Coverciano. Unica in mezzo a tante maglie azzurre della Nazionale, mentre altre di club non ce ne sono. Un motivo ci sarà o no? Presto detto. O lo si può anche solo immaginare, se non lo si è visto all’opera. Unico giocatore a non aver purtroppo giocato tanto in Nazionale, ma la cui classe, di fatto, lo accosta paradossalmente ai più grandi mai passati in maglia azzurra.

Il suo nome è espressione di un calcio in bianco e nero che non c’è più e che manca, per certi versi, per tanti motivi. Un po’ come i vari Meazza, Piola, Rivera, Riva e tanti altri.

Gente che ancora oggi viene considerata tra le personalità sportive più influenti e determinanti nel mondo del calcio italiano di tutti i tempi. Tanto per dire: Altafini in Brasile veniva soprannominato “Mazzola”. 

Si parla di un grande campione brasiliano del passato, non uno qualunque. Un numero 10 forse tra i più grandi di sempre nella concezione di questo tipo di ruolo.

I tifosi del Torino sono quelli che lo rimpiangono di più, insieme a tutta quella leggendaria formazione stroncata dall’avvenimento di Superga. 

Sgomento e dolore sono i sentimenti più ricorrenti tra i tifosi granata, nonostante siano passati tantissimi anni. Chissà cosa sarebbe stato se non ci fosse stato quel maledetto incidente, a livello individuale e di club. Ce lo si chiede ogni volta, senza trovare risposta.

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