Sandro Mazzola, biografia dell’iconico attaccante interista

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Sandro Mazzola, biografia dell’iconico attaccante interista degli anni ’60-’70 nel post a cura di Campioni Calcio

C’è stato un tempo in cui il calcio in bianco e nero contribuiva a trasmettere quell’alone di magia e di spettacolarità che poi si è rinnovata e aggiornata nel corso degli anni. Ma quegli anni restano indelebili e memorabili per gli appassionati del pallone e ancora oggi le gesta di grandissimi calciatori come Sandro Mazzola sono ancora oggi ricordate.

Mazzola è un cognome pesante nel calcio italiano. Una dinastia familiare che ha prodotto, dapprima, il mitico Valentino Mazzola che ha passato successivamente il testimone di grandezza al figlio Sandro. Sandro Mazzola uno dei più importanti ed abili centrocampisti/attaccanti sfornato dalle giovanili del Torino, se non il migliore, senza nulla togliere a nessuno.

Ripercorriamo in questo post a cura di Campioni Calcio, la storia di Sandro Mazzola, che è in gran parte collegata alla Grande Inter di Helenio Herrera, che ha prodotto successi e vittorie in campo nazionale ed internazionale. Bentornati sul nostro portale!

Sandro Mazzola al Torino

Alessandro Mazzola, detto Sandro, nasce a Torino l’8 novembre del 1942. Ilragazzo è figlio del calciatore del Torino, Valentino, scomparso nella tragedia di Superga, e di Emilia Ranaldi.

Sandro comincia a imprimere il suo marchio di fabbrica proprio in granata dal 1957. Il ruolo in campo appare indefinito o, quantomeno, tutto da scoprire. Veste i panni del centrocampista dalle spiccate qualità offensive, ma, allo stesso tempo, connotato da qualità difensive. Un giocatore completo e che oggi sarebbe considerato “moderno”, la cui stella però si afferma definitivamente in un’altra squadra.

Nel Torino non gioca neanche una gara, in quanto acquistato dall’Inter su suggerimento di Benito Lorenzi.

Sandro Mazzola all’Inter

La svolta di una carriera per Sandro Mazzola giunge in concomitanza con il trasferimento all’Inter. Dopo quattro stagioni lascia le giovanili del Torino e fa il grande salto in nerazzurro nel 1961.

Esordio in Serie A contro la Juve in un celebre 9-1 a favore dei bianconeri. Ma non è per demerito di Sandro: Angelo Moratti, padre di Massimo, per protestare contro il ricorso vinto dalla Juventus dopo il 2 a 0 a tavolino per l’Inter, obbliga il mister dell’epoca a schierare la Primavera. E tra i giovani vi è proprio Sandro Mazzola. Un match nefasto per la sua squadra, ma che rappresenta un trampolino di lancio imprescindibile per far scoprire sin da subito le qualità in campo di Mazzola. Suo quel gol della bandiera che vale come biglietto da visita in prospettiva.

Ad un certo punto vi è l’intuizione di Helenio Herrera: spostarlo dal centrocampo all’attacco. Una variazione tattica che vuole fare in modo da far esprimere, sul fronte offensivo e realizzativo, la fantasia e la classe di Mazzola.

Darà i frutti sperati. Mazzola schierato da attaccante comincia a fare faville e non si fermerà più. Con Picchi, Suarez, Facchetti e compagnia i nerazzurri volano. Al punto tale da riuscire a scavalcare la Juve nelle ultime giornate per aggiudicarsi l’agognato Scudetto nella stagione 1962-63, la prima da titolare per lui. Mancava da ben 9 anni. Per la prima volta la squadra di Mazzola disputerà la Coppa dei Campioni. Nel derby il gol più veloce messo a segno. Ci mette, infatti, solo 13 secondi per timbrare il cartellino. E’ il 24 febbraio 1963. L’inizio temporale della grande Inter.

Alla prima apparizione in Coppa dei Campioni si alza subito al cielo quel trofeo che prima si poteva soltanto ammirare da lontano. Mazzola dà un contributo essenziale, segnando 7 reti complessive nella competizione e, ciliegina sulla torta, la doppietta al Real Madrid in finale nel 3-1 della finale di Vienna. E’ un trionfo per la squadra di Herrera, che entra nella leggenda.

Al termine dell’incontro, secondo quanto raccontato dallo stesso Mazzola, l’attaccante del Real Madrid, Ferenc Puskás, gli si avvicina, dicendogli:

«Una volta ho giocato contro tuo padre. Complimenti, hai onorato la sua memoria»

In campionato fatale lo spareggio per la conquista del titolo contro il Bologna, perso 2-0, nella stagione 1963/64.

La stagione 1964-65 è di grazia per Mazzola, che alza il cielo anche la Coppa Intercontinentale per poi ripetersi con un secondo Scudetto, stavolta ai danni del Milan. Il bis della Coppa dei Campioni (contro il Benfica) sugella una stagione da favola, condita ulteriormente dal titolo personale di capocannoniere per Sandrino in coabitazione con Orlando della Fiorentina. Sandro Mazzola diventa il simbolo di quella Inter che vince su tutti i campi da gioco.

grande inter

Altra Coppa Intercontinentale in bacheca, remake della finalissima con gli argentini dell’Independiente (3-0 con doppietta di Mazzola). Il terzo Scudetto vale la stella d’oro, poiché equivale al decimo titolo complessivo in Serie A nella storia dell’Inter.

Verso la fine degli anni ’60, i nerazzurri di Mazzola vanno incontro ad un periodo di transizione dettato da un cambio di proprietà (Moratti cede la proprietà a Fraizzoli) che aveva tutta l’aria di un rinnovamento. Vale anche sul piano tecnico. Mazzola viene promosso capitano.

Con il nuovo tecnico Giovanni Invernizzi (che prende il posto di Helenio Herrera), la nuova posizione in campo è da centrocampista avanzato. La stagione 1970-71 decreta il secondo Scudetto scippato ai cugini del Milan e al Napoli.

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In finale di Coppa dei Campioni non c’è niente da fare contro l’Ajax del leggendario Johan Cruijff. Da quel momento in poi si sgretola l’ossatura della squadra e restano solamente i senatori Mazzola e Facchetti a guidare la baracca.

Il ricambio generazionale è in atto, tanto è vero che scarseggiano i trofei. Persa la finale di Coppa Italia nel 1977 con il Milan che si prende una piccolissima rivincita dopo tante delusioni. Quella è stata, di fatto, l’ultima partita giocata da Sandro Mazzola in maglia nerazzurra.

La carriera di Sandro Mazzola termina con 570 presenze e 162 reti totali con la maglia nerazzurra. L’unica indossata dal mitico figlio di Valentino, che ha fatto la storia dell’Inter.

mazzola vs rivera

Sandro Mazzola in Nazionale

La maglia azzurra per Sandro Mazzola ha un sapore speciale. Il rapporto tra Mazzola e l’Italia è sempre stato particolarmente florido e ricco di contenuti. Prima partita in un’amichevole contro il Brasile di un certo Pelè dove segna su rigore in un 3-0 in favore dell’Italia.

Sbaglia il rigore decisivo in un match di qualificazione agli Europei 1964 che costa caro e amaro agli azzurri. In quell’Unione Sovietica militava un portiere leggendario, tale Lev Jasin, che lo ipnotizza letteralmente. Ai Mondiali del ’66 gioca poco e riesce comunque a segnare 1 gol.

Nel ’68 fa parte dell’organico che si aggiudica l’Europeo di quell’edizione. Dopo soli 2 anni, il celeberrimo Mondiale 1970 fa parlare di sé per la staffetta con Rivera, divenuta un vero e proprio rompicapo per il ct dell’epoca. In finale l’Italia si arrende al Brasile di Pelè per 4-1.

Ultima presenza in Nazionale nel giugno 1974 nell’ambito di un Mondiale decisamente avaro di soddisfazioni per l’Italia. Esce infatti al primo turno.

Per Mazzola sono 70 le presenze con la Nazionale maggiore con 22 reti messe a segno.

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Sandro Mazzola dopo il ritiro dal calcio giocato

Dopo aver abbandonato definitivamente il calcio giocato, Sandrino Mazzola si è dedicato a ruoli per lo più dirigenziali. All’Inter resta in società dal 1977 al 1984. Successivamente passa al Genoa. In epoca moderna Moratti lo assume in società nella veste di direttore sportivo e capo scouting. Dal 2000 al 2003 entra a far parte dello staff dirigenziale del Torino.

Fino a qualche anno si è ben distinto, inoltre, come commentatore televisivo e opinionista sulle reti Rai, commentando, anche e soprattutto, le partite della Nazionale.

Affianca telecronisti sportivi del calibro di Bruno Pizzul e Marco Civoli, in particolare nelle gare ufficiali degli azzurri tra Europei e Mondiali, dando un importante contributo dal punto di vista tecnico, spiegando, a modo suo, diverse azioni di gioco.

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