Roberto Mancini, biografia del Mancio, nel post a cura di Campioni Calcio
C’era una volta un ragazzo proveniente da Jesi e che ha fatto strada nel mondo del calcio. Per la verità c’è ancora e in maniera tangibile, sgombrando il campo da ogni dubbio. Roberto Mancini è entrato nella storia azzurra solamente qualche mese fa per aver portato la Nazionale italiana a vincere un Europeo dopo tantissimi anni di astinenza. Merita un posto al sole per definizione. L’apice della sua carriera da allenatore, frutto anche di esperienze all’estero e una voglia di emergere che non sempre si ha da parte di ex calciatori talentuosi e famosi in tutto il mondo.
Ma non tutti conoscono la storia del Mancini calciatore. Un sopraffino interprete del pallone in grado di dare un tocco di classe in più alle sue squadre. E fare spazio in bacheca a nuovi titoli diventava molto più semplice e immediato con una presenza così luccicante.
Scopriamo in questo post a cura di Campioni Calcio la biografia di Roberto Mancini, soprannominato Mancio, nel nuovo post dedicato agli attaccanti italiani più forti di sempre!
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Roberto Mancini al Bologna
Roberto Mancini nasce a Jesi il 27 novembre del 1964. Mancio è il classico fantasista con una peculiarità ulteriore: può svolgere praticamente qualsiasi ruolo offensivo con le qualità tecniche che si ritrova. A 17 anni il Bologna, prima squadra di una carriera in continua ascesa, lo fa esordire in Coppa Italia e anche in Serie A.
Prima partita: Bologna-Cagliari. Di per sé storica in quanto relega il Mancio tra i primi 6 giocatori più giovani a debuttare nella massima serie fino a quel momento. Primo gol in assoluto segnato a Como il 4 ottobre del 1981.
Per Mancini sono 9 gol in 30 partite nella prima stagione da professionista, che sono un ottimo biglietto da visita per gli addetti ai lavori e ai tifosi. Un contributo personale, tuttavia, che non basta ad evitare la retrocessione dei rossoblù in Serie A. Ma questo non gli impedisce di spiccare il volo e trasferirsi in una società con ambizioni decisamente diverse e rinnovate.
Roberto Mancini alla Sampdoria
La squadra scelta da Mancini è la Sampdoria. Infatti nell’estate 1982, quella del Mundial spagnolo vinto dall’Italia, l’allora presidente Mantovani paga al Bologna 4 miliardi di lire per avere uno dei maggiori talenti del calcio italiano. A questi si aggiungono i cartellini di Galdiolo, Roselli, Brondi e Logozzo. Una cifra monstre per l’epoca.
C’è un filo indissolubile che lega il Mancio alla Genova, sponda blucerchiata. Mancini e la Samp è un binomio destinato a scrivere la leggenda del calcio italiano. Nel 1982 si affaccia nella sua nuova realtà e, dopo un periodo di ambientamento, inizia ad alzare i primi trofei.
Sigla la sua prima rete ufficiale con la Sampdoria e la prima rete in carriera in Coppa Italia il 1º settembre 1982, al 63′ di un Sampdoria-Brescia, mentre il suo esordio con la maglia blucerchiata in campionato è nella gara Sampdoria-Juventus 1-0, il 12 settembre 1982. Giusto per presentarsi nel modo giusto ai nuovi tifosi.
Sopraggiunge la Coppa Italia nella stagione 1984/85.
Il 1986 rappresenta l’anno della definitiva consacrazione di un campione a livello nazionale. E non è un caso se l’esplosione tecnica coincide con l’arrivo in panchina di un certo Vujadin Boskov. Quello che per lui è stato un autentico mentore. Una sorta di secondo padre sul campo.
Le altre 2 Coppe Italia marchiate Sampdoria si riferiscono alle stagioni 1987/88 e 1988/89. Ma è lo storico Scudetto del 1991 ad iscrivere ufficialmente Roberto Mancini nell’egida delle leggende blucerchiate. Un suo gol straordinario al San Paolo contro il Napoli campione d’Italia di Maradona segna il passaggio di consegne del tricolore.
Prima ancora il primo e unico trofeo europeo vinto nella storia della Sampdoria: la Coppa delle Coppe vinta nel 1990 con una doppietta rifilata all’Anderlecht dal suo gemello calcistico, Gianluca Vialli. L’anno prima quella coppa era sfuggita (come poi gli capiterà anche pochi anni più tardi) per mano del Barcellona.
Il rapporto con l’amico e compagno di reparto Gianluca Vialli, dentro e fuori dal campo, contraddistingue quegli anni d’oro. I gemelli del gol, li chiamano.
Alla sfilza di successi personali e collettivi acquisiti vanno aggiunti la Supercoppa italiana nell’anno dello Scudetto e la quarta Coppa Italia nel 1993/94 in finale contro la rivelazione Ancona. Quest’ultima sotto la guida tecnica di Sven-Göran Eriksson.
La Sampdoria degli anni ’90 spicca come grande realtà europea. E c’è ancora grande rammarico in questo senso per la sconfitta in Coppa dei Campioni contro il Barcellona, stagione 1991-92 per un gol di Koeman nei tempi supplementari.
Con i doriani gioca un totale di 566 partite tra campionato e coppe mettendo a segno 171 gol. Resterà per sempre nella storia del club sampdoriano.
Roberto Mancini alla Lazio
L’estate del 1997 segna il suo passaggio alla Lazio del presidentissimo Sergio Cragnotti. Una formazione dalle ambizioni piuttosto chiare ed inequivocabili. Proprio lì ritroverà una vecchia conoscenza come Sven-Göran Eriksson sulla panchina.
Uno dei biglietti da visita più acclamati dal popolo biancoceleste lo si riscontra nel momento in cui segna uno dei gol decisivi in un derby Roma-Lazio del novembre 1997, conclusosi 1-3.
I derby diventano partite a lui molto care, considerando i bottini di reti ricorrenti che riesce a segnare durante le stesse. Nel 1999-2000 agguanta uno storico Scudetto ai danni della Juve.
Ancora un suo gol entra nella storia: quello siglato di tacco al volo contro il Parma al Tardini.
Accumulati, oltre allo scudetto, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Europea, 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa Italiana in 3 anni di Lazio.
Con i biancocelesti gioca un totale di 136 partite totali con 24 gol segnati in totale.
Roberto Mancini a fine carriera
Sembrava vicinissimo l’addio al calcio di Roberto Mancini, una volta ritenutasi esaurita l’avventura laziale. Niente di più falso. Nel 2001 firma per il Leicester City, ma in Premier League giocherà soltanto 1 mese per 5 partite tra Premier League ed FA CUP. A questo punto inevitabile, stavolta sì, l’annuncio del ritiro ufficiale dal calcio giocato.
Roberto Mancini con la Nazionale
Roberto Mancini con l’Italia vive due periodi diversi: uno da calciatore e uno da allenatore. Se l’avventura da calciatore è buona ma non ricca di successi, quella da allenatore può vantare la conquista dell’Europeo.
Esordisce in nazionale nel 1984 in un’amichevole disputata in Canada contro la squadra locale. Da calciatore disputa da protagonista l’Europeo del 1988, che però si ferma in semifinale contro l’URSS. Non disputa i mondiali in casa del 1990 (e ci sarebbe stato molto utile). Gioca le ultime gare nelle qualificazioni agli Europei del 1992 e Mondiali di USA ’94, dopodiché Sacchi non lo convoca più.
Per Mancini sono 34 le presenze in nazionale con 4 reti messe a segno.
Roberto Mancini allenatore
Il Mancini allenatore merita un capitolo a parte. Dimostra sin da subito una certa mentalità da vincente che lo ha contraddistinto anche da calciatore. I primi titoli, tra Lazio e Fiorentina, sono lì a testimoniare l’ascesa della nuova vita professionale.
Vince così la Supercoppa Italiana come vice di Eriksson nel 2000 e l’anno successivo fa sua la Coppa Italia sulla panchina della Fiorentina. Nelle successive stagioni si ritrova impelagato nei problemi finanziari della società. L’ambiente comincia a farsi ostile e così diviene inevitabile la separazione.
Vince un’altra Coppa Italia, stavolta come allenatore della Lazio, dove farà il suo ritorno nella stagione 2003/2004.
Arriva il momento di misurarsi in una realtà ancora più prestigiosa e complicata come quella interista. Una bella sfida per il Mancio, impreziosita da affermazioni vincenti con 2 Supercoppe Italiane, 2 Coppa Italia e 3 Scudetti, di cui uno assegnato a tavolino in seguito all’era Calciopoli.
Al Manchester City rinnova la fama di allenatore blasonato e vincente, contribuendo a regalare il titolo nazionale agli inglesi dopo 35 anni di astinenza. Corre l’annata 2011/2012.
Al Galatasaray subentra al collega Fatih Terim e fa il minimo indispensabile: riportare i turchi in Champions League.
Il ritorno all’Inter nel 2014 coincide con l’avvento di un nuovo quadro societario che non si sposerà appieno con le sue idee di calcio. Motivo per cui non appare memorabile questa seconda esperienza, anzi, terza.
Decide di provare una nuova esperienza all’estero firmando per lo Zenit San Pietroburgo nel 2017.
E poi giunge la ricostruzione della Nazionale italiana. Dal 2018 Roberto Mancini è il CT dell’Italia e sta conducendo una fase di rinnovamento e ripartenza del calcio italiano dopo la disastrosa mancata qualificazione ai mondiali russi.
La vittoria dell’Europeo 2020, edizione disputata nel 2021, rientra perfettamente in quest’ottica. E con la mentalità vincente del Mancini Nazionale trasferita in maglia azzurra sono lontani i fasti bui e nefasti del predecessore Gianpiero Ventura.