Roberto Baggio, biografia del “Divin Codino” nel post di Campioni Calcio
Si sta come le stelle nel cielo del calcio. E Roberto Baggio da questo punto di vista si è sempre trovato particolarmente a suo agio. Come se ci fosse nato con un pallone ai piedi. Un dono divino. Anzi, Divin Codino, così com’era soprannominato a causa della folta chioma dietro la testa, che ha segnato un’epoca.
Egli rappresenta l’idolo indiscusso di intere generazioni che hanno gioito e pianto insieme a lui, come nel caso di quel famoso rigore sbagliato al Mondiale di USA 1994 in finale contro il Brasile. Quello nessuno lo ha dimenticato, ma non scalfisce in alcun modo una carriera intrisa di onore e gloria.
In questo post a cura di Campioni Calcio vediamo insieme i principali step della carriera di Roberto Baggio, e le squadre in cui ha militato.
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Roberto Baggio al Vicenza
Roberto Baggio nasce a Caldogno, provincia di Vicenza, il 18 febbraio del 1967, sesto degli otto figli di Matilde Rizzotto e Florindo Baggio, tra cui vi è anche Eddy Baggio, anche lui ex calciatore ad esempio dell’Ancona.
Appassionatosi al calcio fin da piccolo, mostrava talento e doti da fuoriclasse, ispirandosi al suo idolo, Zico. Dopo avere iniziato nella squadra del suo paese, il Caldogno, all’età di 13 anni si trasferisce al Lanerossi Vicenza, a quel tempo in Serie C1, in cambio di 500.000 lire.
Qui si mette subito in luce nelle formazioni giovanili, segnando negli anni 110 gol in 120 presenze, tanto che addirittura vengono a seguirlo dai paesi vicini quando gioca nella Beretti, dove oltre 1.000 spettatori seguono ogni sua gara.
A 16 anni è già un fenomeno, tanto da debuttare in C1 nel 1983. Il 30 novembre del 1983 sigla il suo primo gol in carriera in una gara di coppa Italia di C1 contro il Legnano, mentre nel giugno del 1984 segna il suo primo gol in campionato contro il Brescia.
Nella stagione 1984-1985 viene inserito in prima squadra dall’allora allenatore Bruno Giorgi (che ritroverà alla Fiorentina), chiude la sua esperienza vicentina con 12 reti in 29 incontri di campionato, diventando uno dei calciatori più amati dai tifosi locali, e consentendo così alla sua squadra la risalita in Serie B.
Ma purtroppo il destino di Baggio spesso e volentieri si accanisce contro di lui, per colpa di quelle gambe, a volte troppo delicate.
Il 5 maggio del 1985 in un Rimini-Vicenza (il Rimini guidato da Arrigo Sacchi), Roberto Baggio fa crack: compromessi legamento crociato anteriore del ginocchio destro e menisco.
E’ uno shock per il calciatore e i suoi fan che perdono il loro campione per diverso tempo. E’ in questo periodo che Baggio, turbato dall’evento, trova conforto nel Buddismo.
Curiosità sull’esperienza di Baggio al Vicenza: prima di concludere le superiori va in ritiro con il L.R. Vicenza, e per questo non conseguirà mai il diploma.
Pochi giorni prima l’infortunio era stato acquistato dalla Fiorentina per circa 2,7 miliardi di lire. Nonostante l’infortunio, Roberto Baggio si trasferisce in viola e inizia a curare quel ginocchio che gli darà sempre problema durante tutto l’arco della sua carriera da calciatore e che ne limita fortemente il rendimento.
Con il Vicenza gioca un totale di 36 presenze condite da 13 gol.
Roberto Baggio alla Fiorentina
La Fiorentina è la sua prima grande squadra. Un’esperienza cominciata bruscamente con un infortunio che ne compromette non poco la carriera. La Fiorentina ha la possibilità di recedere dal contratto saputo del grave infortunio, ma il presidente del club decide di tenerlo lo stesso, credendo fermamente in Roberto Baggio. Così viene operato a Saint-Étienne dal professor Bousquet, che è costretto a inserirgli ben 220 punti di sutura per rimettere a posto la gamba.
La stagione 1985-86 per Roberto Baggio si conclude senza presenze in serie A, mentre fa il suo esordio in coppa Italia e al Torneo di Viareggio.
Pian piano, quando inizia a riprendersi da questo infortunio che ha pesato a lungo fisicamente (perde infatti 12 kg) e psicologicamente, inizia la ripresa degli allenamenti, cementa il suo rapporto col gruppo, crede maggiormente in sé stesso, e i risultati piano piano iniziano ad arrivare. E Roberto Baggio inizia la sua strada tra i campioni del calcio mondiale. Ma neanche fa a tempo per il debutto il 21 settembre del 1986 contro la Sampdoria, che si fa male di nuovo. Infatti il successivo 28 settembre subisce una lesione al menisco del ginocchio destro che lo costringe a una nuova operazione. In pratica questo segna lo stop all’attività agonistica per un’altra stagione, proprio quando Baggio stava mettendo minuti nelle gambe.
Torna a fine stagione 1986-87, ma il suo ritorno fa capire agli appassionati il tipo di giocatore che è il Divin Codino. Si presenta infatti alla festa scudetto del Napoli con il primo gol in carriera in serie A, segnato nel maggio 1987 in quel Napoli-Fiorentina 1-1 che regalerà, nel contempo, la salvezza ai viola e lo scudetto agli azzurri.
Una punizione alla Maradona davanti al più grande al Mondo, campione in carica con l’Argentina in uno stadio da 80.000 spettatori e pronti alla festa per il primo titolo italiano. Niente male direi!
Negli anni successivi finalmente Roberto Baggio diviene più continuo, divenendo uno dei pilastri di Fiorentina e Nazionale. Nei viola i Pontello costruiscono su Roberto Baggio l’intera squadra e i tifosi gongolano, godendosi un fenomeno, che prende in quegli anni il posto di Antognoni nel cuore dei tifosi.
Nel 1987-88 segna 6 gol in 27 partite, con altri 3 in coppa Italia, mentre nella stagione 1988-89 i viola arrivano in zona UEFA grazie al rendimento di Divin Codino, che mette a segno 15 gol in campionato e 9 in coppa Italia, per un totale di 24 gol, che diviene il suo record in maglia viola.
Nella stagione 1989/90 arriva secondo nella classifica marcatori finale con 17 reti, il suo massimo con i viola in campionato, superando un certo Diego Armando Maradona e accostandosi a Marco Van Basten, capocannoniere della serie A con 19 gol totali.
Sempre contro il Napoli al San Paolo davanti a Maradona mette a segno il più bel gol della sua carriera in maglia viola, e probabilmente dell’intera carriera calcistica (a mia opinione insieme a quello in Nazionale messo a segno contro la Bulgaria).
Con i viola conquista la finale di coppa UEFA, persa però contro la Juventus di Zoff.
Ma già prima della finale comincia a montare la protesta dei tifosi viola contro i Pontello. Infatti si viene a sapere che Baggio è promesso dai Pontello alla nuova Juventus di Montezemolo e Gigi Maifredi. Succede il finimondo a Firenze, proprio alla vigilia dei mondiali di Italia ’90.
La protesta in città monta, tanto che gli esponenti della società sono attaccati dai tifosi viola che danno vita a una guerriglia in strada sotto la sede della società.
Alla fine Baggio passa alla Vecchia Signora per 25 miliardi più Buso, una cifra mai vista fino a quel momento nel mondo del calcio. Il giorno della conferenza stampa, gli viene messa al collo una sciarpa della Juventus, che però lui getta via. Un’azione che non verrà dimenticata dal popolo juventino, che non amerà mai fino in fondo Roberto.
Come commentato da Antonio Caliendo, procuratore di Roberto Baggio:
Mi ricordo ancora la scena: quando Baggio passò dalla Fiorentina alla Juventus, in conferenza stampa, davanti ai giornalisti gli misero al collo la sciarpa bianconera e lui la gettò via. Fu un gesto imbarazzante. Io dissi che il ragazzo andava compreso: era come se avessero strappato un figlio alla madre. Ammetto che, quella volta, rimasi molto colpito anch’io.
Con i viola comunque in totale mette a segno 55 gol in 136 gare. I tifosi della Fiorentina non lo dimenticheranno mai.
Roberto Baggio alla Juventus
In ogni caso, alla Juventus Roberto Baggio inizia a vincere qualcosa di concreto sul campo a livello di titoli e riconoscimenti personali. Anche in bianconero, purtroppo, la sua carriera è però costellata da infortuni ricorrenti.
L’esordio di Baggio alla Juventus è sempre a Napoli e sempre vs Maradona, che si impone nella finale di Supercoppa Italiana per 5-1. In quell’occasione però Baggio sigla anche il suo primo gol in bianconero.
Il primo anno in bianconero non è positivo: la Juventus non si qualifica per le coppe europee nonostante acquisti faraonici e i 14 gol di Baggio (27 gol totali considerando le coppe). Toccante scena in un Fiorentina-Juventus quando Baggio si rifiuta di battere un rigore contro i suoi ex tifosi e la sua ex squadra. La Juventus perderà quella partita 1-0. In quell’occasione Roberto è applaudito dai suoi ex tifosi e raccoglie una sciarpa gettata da un tifoso dagli spalti. Un gesto che scatena il boato del pubblico.
Baggio non dimentica il suo passato.
Negli anni successivi Roberto Baggio mette a segno tantissimi gol e diviene il capitano della squadra bianconera. Ma non vince molto: solo una coppa UEFA nella stagione 1992-93 grazie ad una strepitosa finale disputata contro il Borussia Dortmund, nella quale mette a segno anche un gol da cineteca. La coppa UEFA vede Baggio protagonista assoluto della competizione decidendo quasi da solo la semifinale e la finalissima, tanto da vincere il Pallone D’Oro del 1993.
Nella stagione 1993-94 la Juventus arriva seconda in campionato dietro il Milan con il nuovo che avanza: Del Piero comincia la sua avventura in bianconero e il rapporto con la Juventus piano piano comincia a scemare.
Il primo e unico scudetto vinto con la maglia della Juventus è nella stagione 1994-95, quella post Mondiale USA ’94.
Un infortunio mette fuori gioco Baggio, che gioca poco quella stagione, sostituito con successo da Alex Del Piero.
Nel suo ultimo anno è comunque decisivo con 8 gol segnati in sole 18 partite. Soprattutto la sua griffe in un Juventus-Milan 1-0, che di fatto segna il passaggio di casacca. Infatti a fine stagione Baggio andrà proprio al Milan di Berlusconi.
In 5 anni di bianconero vince 1 scudetto, 1 Coppa Italia e 1 Coppa Uefa, oltre al prestigioso Pallone d’Oro nel 1993, un premio difficile da agguantare per un giocatore italiano, ma non della sua stazza.
Con la Juventus supera Platini nel numero di reti messe a segno, con 115 gol in 200 partite.
Nel 1993 entra pure nella classifica Forbes, primo calciatore nella storia, ad entrare nella top 40 degli sportivi più pagati al mondo!
Roberto Baggio al Milan
La Juventus, vista l’ascesa di Del Piero e i continui infortuni del Divin Codino, decidono di non rinnovare con Baggio. Ed è così che Baggio si svincola dal club bianconero tra le proteste degli ultrà bianconeri, proprio come era accaduto qualche anno prima con la Fiorentina. Baggio come sempre ha lasciato il segno anche tra i tifosi juventini, abituati ai grandi campioni.
Ed è così che nel luglio 1995 Baggio si accorda con il Milan, che per il suo cartellino sborsa, causa i parametri UEFA che in epoca pre-Bosman regolano il mercato degli svincolati, un indennizzo di 18 miliardi di lire.
Esordisce in rossonero il 27 agosto seguente, nella vittoria esterna sul Padova per 1-2, e segna il primo gol nel successivo impegno contro l’Udinese, realizzando il definitivo 2-1.
In rossonero rimedia subito un altro scudetto, il secondo consecutivo per lui, seppur con una squadra diversa. Un vanto per pochi.
L’attacco Weah-Baggio-Savicevic si rivela uno dei più forti d’Europa. Per Baggio però alla fine del campionato sono solo 7 reti in campionato e 3 in coppa UEFA.
Con Capello il feeling non è eccezionale, ma alla fine dell’anno il tecnico più vincente della storia del Milan va via, e viene ingaggiato Tabarez, che però nella stagione 1996-97 viene esonerato per richiamare Arrigo Sacchi, con il quale Baggio aveva già avuto screzi in Nazionale.
Al Milan si amplifica ancora di più lo scarso feeling con il tecnico romagnolo, con il quale le vecchie ruggini legate al Mondiale 1994 non si sono mai affievolite del tutto.
Un rapporto tutt’altro che idilliaco, tecnicamente parlando. Il Milan della stagione 1996-97 è anonima, come quella di Baggio, che segna solamente 9 reti totali, di cui 5 in campionato.
In totale sono 19 le reti siglate in 67 partite in maglia rossonera. Al termine della stagione Baggio viene ceduto al Bologna.
Roberto Baggio al Bologna
Con l’avvento dell’era Capello-bis, finisce a sua volta la sua era rossonera e si concretizza il passaggio al Bologna a costo di saldo: 5,5 miliardi di lire.
Un affare per Gazzoni Frascara, l’allora Presidente del Bologna, più furbo del collega Ferlaino del Napoli, che declina l’affare, così come il Parma, pronto ad acquistare Baggio ma dovendone desistere per l’arrivo di Ancelotti in panchina, che non vuole Roberto, e manda via anche Zola per via del suo modulo che non prevede il fantasista.
Con i rossoblù gioca soltanto 1 stagione, ma memorabile anche solo per la sua presenza in campo. Anche qui il rapporto con l’allenatore di allora, Renzo Ulivieri, lo limita a tal punto che a fine stagione andrà via, finendo per accusarlo di essere, in qualche modo, invidioso della sua fama acquisita. Finisce male anche al Bologna, grazie al quale però Baggio conquista nuovamente la Nazionale.
Con il Bologna saranno 22 le reti realizzate in 30 partite: il suo record in una stagione di serie A, al quale si aggiunge anche un gol in coppa Italia.
Roberto Baggio all’Inter
Al termine della stagione 1997-98 il Bologna lo vende all’Inter di Moratti per 3,5 miliardi di lire. La società vuole puntare decisa allo scudetto, potendo contare su un attacco formidabile con Ronaldo il Fenomeno. Ma la sua avventura in nerazzurro non va bene in termini di concretezza e titoli.
L’allora tecnico Marcello Lippi, ad un certo punto dell’annata 1999/2000, lo relega addirittura ai margini e lo costringe, in qualche modo, ad abbandonare la squadra.
Giusto in tempo per contribuire alla qualificazione in Champions League con una sua rete decisiva nell’ultima partita di campionato contro il Cagliari e nello spareggio contro il Parma, al passo d’addio in nerazzurro.
Con l’Inter sono comunque 17 gol i gol segnati in due stagioni ma zero titoli conquistati dal Divin Codino, pronto per una nuova avventura: lo aspetta il Brescia di Corioni, Mazzone e Hubner che credono in lui per salvare il Brescia dalla serie B.
Roberto Baggio al Brescia
Con Carletto Mazzone e Pep Guardiola, il Brescia costruisce una squadra ricordata ancora oggi come una delle squadre più nostalgiche in assoluto.
Nella sua prima stagione bresciana è decisivo per la salvezza: stagione 2000-01, dove segna dieci gol totali, soprattutto uno importantissimo in un Napoli-Brescia 1-1, dove segna ancora nello stadio che fu di Diego con una punizione da antologia che recupera il momentaneo vantaggio napoletano nello scontro diretto per non retrocedere.
Piccolo retroscena: Baggio, come tante altre volte in carriera, era stato vicino a vestire l’azzurro in estate, ma forse l’arrivo di Zeman o l’ingaggio esoso del calciatore non consentono la chiusura positiva della trattativa e consentono invece l’approdo del calciatore al Brescia.
Un altro momento incredibile in quella stagione è anche il gol favoloso messo a segno da Baggio contro la sua ex Juventus a Torino, con Van Der Saar beffato nel finale.
La stella era naturalmente lui in accoppiata con Dario Hubner, in una squadra composta anche da Pirlo, Guardiola, i fratelli Filippini, e tanti altri bravi calciatori. Con loro i bresciani ottengono il miglior piazzamento di sempre in Serie A, un ottavo posto finale alle soglie della coppa UEFA.
Diventa l’idolo indiscusso del Rigamonti, con la società che ritira la maglia numero 10 dal momento in cui annuncia il suo ritiro ufficiale dal calcio giocato, avvenuta nel maggio 2004 con la sua ultima gara giocata contro il Milan, con lo stadio in piedi ad applaudirlo al momento della sua uscita dal campo. Un momento toccante.
Con i bresciani sigla un totale di 46 gol in 101 partite, prima di dire stop al calcio giocato a 38 anni.
Roberto Baggio in Nazionale
Gioie e dolori con la Nazionale italiana per Roby Baggio. Soprattutto dolori, calcisticamente parlando, s’intende. Sembrerà strano, ma la stella di Baggio non ha mai brillato fino in fondo sul fronte azzurro.
Parte tutto nel 1990 con la partecipazione al Mondiale Italiano, lì dove segna un grandissimo gol contro la Cecoslovacchia, uno dei suoi più belli di sempre.
Il ct Azeglio Vicini non sempre lo vede titolare e lo fa giocare a singhiozzo.
Nel Mondiale del 1994 Baggio si carica completamente o quasi la Nazionale sulle spalle, come quando ci trascina a superare la mai doma Nigeria nell’ottavo di finale concluso sul 2-1. Tanti appassionati associano quella competizione a quel rigore sparato alto contro il Brasile che ci è costata la finale, ma fino a quel momento il suo percorso era stato netto e decisivo su tutti i fronti. Due gol con i nigeriani, un altro alla Spagna, altri due contro la Bulgaria in semifinale.
Cinque gol totali che però non valgono il 4° titolo mondiale per gli italiani, sconfitti ai rigori dai brasiliani, con il suo rigore decisivo e sbagliato a suggellare una partita sfortunata.
Al Mondiale del 1998 stabilisce un record invidiabile: unico giocatore italiano ad andare in gol in 3 mondiali diversi. Anche lì non riesce ad essere decisivo per una questione di millimetri contro la Francia ai Quarti di finale di Francia ’98, con un tiro che si spegne di poco fuori. In quel caso segna il rigore per l’Italia ma a sbagliare stavolta è Di Biagio.
Il grande rammarico della sua magistrale carriera resta la non convocazione al mondiale coreano del 2002 che a Giovanni Trapattoni, l’allora ct, la si contesta ancora oggi.
L’ultima apparizione di Baggio in Nazionale è più che altro un omaggio: Italia-Spagna del 2004, in amichevole, con Baggio capitano della Nazionale e gara terminata 1-1.
Ecco a voi tutti i gol di Baggio realizzati in Nazionale dal 1988 al 1999 (27 in 56 partite):
Roberto Baggio oggi
Oggi Baggio è un uomo fortemente impegnato nel sociale grazie alla sua stretta collaborazione attiva con la FAO in veste di ambasciatore. Fortemente dedito alla beneficenza e alla vita buddista, di cui ne ha sempre fatto un mantra, una direzione da seguire.
Tra club, nazionale maggiore, nazionale giovanile e FIFA World Stars, Baggio ha giocato globalmente 706 partite segnando 323 reti, alla media di 0,46 gol a partita.
Conclusioni
Quel codino dal punto di vista estetico e di impatto visivo sul campo, ha incantato i ragazzi della generazione anni ’80-’90. Non a caso egli viene considerato come il miglior calciatore italiano mai esistito su un campo di calcio negli ultimi 40 anni, se non il più forte di tutti i tempi, secondo alcuni. E non è un’ipotesi poi così azzardata, a maggior ragione dando uno sguardo alle statistiche e alle grandissime giocate conseguite.
Roby Baggio è la pietra più preziosa e rara del calcio italiano. Come lui non ne fanno e non ne faranno più.
Vi lasciamo ai 10 gol più belli di sempre della carriera di Roberto Baggio. Alla prossima da Campioni Calcio!