Rivaldo: biografia dell’attaccante brasiliano nel post di Campioni Calcio
Gli anni ’90 rappresentano l’epoca d’oro del calcio internazionale. Florida e piena di grandissimi calciatori che davano vita a partite sempre incerte e spettacolari. Merito della presenza di personaggi come l’attaccante brasiliano Rivaldo.
I più nostalgici lo ricorderanno con estremo piacere e con un pizzico di rimpianto perché non possono più assistere alle sue giocate in campo. Il tipico brasiliano dal perfetto abbinamento tra tecnica individuale e forza fisica. Uno dei più forti di quell’epoca d’oro menzionata in precedenza.
Ripercorriamo la storia calcistica di Rivaldo, tra Brasile, Spagna e anche Italia (senza in verità lasciare il segno) nelle righe che seguono: benvenuti su Campioni Calcio!
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Gli inizi della carriera di Rivaldo
Rivaldo Vítor Borba Ferreira, conosciuto semplicemente come Rivaldo nasce a Paulista il 19 aprile del 1972.
Come tanti altri brasiliani, anche Rivaldo nasce e cresce in un contesto poverissimo di Paulista, nella parte nord-est del Paese. Vive in condizioni di estremo disagio e malnutrizione. Motivo per cui la sua vita sembra indirizzarsi in un certo modo in concomitanza con la morte del padre in un incidente stradale nel 1989.
Ma il fenomeno brasiliano comincia invece ad affacciarsi nel calcio che conta all’interno del suo Paese e si salva dalla vita di strada.
Rivaldo in Brasile
Rivaldo inizia la sua carriera da professionista proprio nel Paulista, la squadra delle sue origini. Inizia così ad affinare le sue qualità da trequartista e dribblatore. L’esperienza Paulista gli consente di acquisire notorietà e fama nel suo Paese, facilitato certamente dalla vittoria di 2 campionati paulisti, ma non solo. Primi titoli di una carriera che decollerà di qui in avanti.
Si trasferisce infatti al Santa Cruz nel 1991 per poi giocare nel Mogi Mirim l’anno successivo nello stato di San Paolo (squadra nella quale concluderà la carriera da calciatore qualche anno più tardi).
La vera e propria svolta si esplica in tutta la sua dirompenza nel 1993, quando firma un contratto con il Corinthians, una delle squadre più gloriose in patria, dove gioca un totale di 56 presenze mettendo a segno 20 reti. I primi gol da professionista gli consentono di spiccare il volo definitivamente al Palmeiras, laddove vincerà il primo campionato in carriera. Resta lì dal 1994 al 1996 con prestazioni sontuose e gol a raffica che gli valgono le attenzioni da oltreoceano.
Con il Palmeiras 120 presenze con 60 reti messe a segno. Arriva la chiamata dell’Europa, e dì in poi sarà un’ascesa senza soste.
Rivaldo al Deportivo La Coruña
Mette gli occhi su Rivaldo la squadra spagnola del Deportivo La Coruña, che gli valgono 21 gol in 41 presenze e il terzo posto in campionato nella stagione 1996/97. Un autentico primato per la squadra galiziana e per lo stesso Rivaldo. La squadra spagnola gioca in quegli anni campionati da vertice, potendo contare su un’ottima squadra (chiedere al Milan in Champions qualche anno più tardi). Nonostante una squadra forte, all’orizzonte se ne prospetta una ancora più forte: il Barcellona, che fa di tutto per averlo in rosa e paga profumatamente. La volontà del calciatore fa il resto.
Rivaldo al Barcellona
Ma arriva il momento di mettersi ulteriormente in mostra in un club ancora più importante. Trasferimento dal sapore prestigioso al Barcellona. Lì Rivaldo capisce di essere arrivato all’apice della sua carriera.
Alla prima stagione in Catalogna colleziona 1 Liga, 1 Copa del Rey e 1 Supercoppa Europea. Niente male per cominciare ad imprimere il proprio marchio in un Barcellona che stava compiendo, di fatto, i primi passi da grandissimo club europeo.
L’arrivo di Rivaldo, infatti, coincide con la rinascita sul piano dei risultati e delle affermazioni calcistiche dello stesso club in questione. Le lotte infinite e forsennate con il grande Real Madrid caratterizzano i vissuti di Rivaldo al Barcellona per le tre stagioni vissute in Catalogna.
Ormai viene considerato uno dei migliori giocatori in circolazione per la classe infinita che sfodera ad ogni partita e quella facilità di esecuzione, soprattutto inerente le punizioni, che quasi “ridicolizza” gli avversari. Le lunghe leve non gli impediscono affatto di sfoggiare tutta questa abilità. Anzi, a tratti si connotano quasi come un valore aggiunto.
Riconoscimenti sul piano individuale che lo rendono il miglior calciatore del mondo, con particolare riferimento all’annata del 1999. Traduzione letterale: 1 Pallone d’Oro e 1 titolo FIFA World Player, oltre che capocannoniere della Champions League in coabitazione con Raul e Jardel nell’annata 1999/2000.
Dopo tre anni di Barcellona arriva la chiamata italiana, da parte del Milan di Berlusconi.
Rivaldo al Milan
Sembra un’ascesa inarrestabile quella di Rivaldo, finché non sopraggiunge la stagione 2002/2003. L’asso brasiliano decide infatti di abbandonare il Barcellona per toccare con mano il livello della Serie A. Lo accoglie a braccia aperte il Milan. In casa rossonera riusciranno ad ammirare gli ultimi sprazzi di alta classe, anche se molto alterna nell’anno milanista.
Rivaldo riesce comunque ad agguantare la prima e unica Champions League di una carriera nel 2003 e si porta a casa anche 1 Coppa Italia, seguita da 1 Supercoppa Europea.
Gli ultimi lampi di luce di un autentico fuoriclasse destinato, da qui in poi, ad una parabola discendente ed inesorabile tra club e Nazionale.
Con i rossoneri gioca in totale 40 partite mettendo a segno 8 gol totali.
Rivaldo, gli ultimi anni di carriera
Nel 2004 si concretizza il ritorno in Brasile, nelle fila del Cruzeiro. Un’esperienza che dura come un battito di ciglia e ne determina successivamente il ritorno in Europa. Un percorso inverso ai greci dell’Olympiakos. Lì gioca 3 stagioni e sembra tornare quello di un tempo, sia a livello individuale che collettivo, contribuendo a mettere in bacheca 3 campionati nazionali e 2 Coppe di Grecia.
Nel 2007/2008 gioca con l’Aek Atene prima di intraprendere un’avventura inedita negli uzbeki del Bunyodkor. La classe infinitamente superiore rispetto alla media nazionale del luogo non può che produrre 2 campionati nazionali e 1 Coppa dell’Uzbekistan.
Dal 2010 al 2011 altro ritorno in patria tra Mogi Mirim e San Paolo. Svincolato, si accasa agli angolani del Kabuscorp. In questo contesto viene fuori anche tutta la sua natura da uomo generoso e incline alla beneficenza in quanto contribuisce attivamente alle spese per aprire un centro medico e in una scuola proprio in Angola, uno dei territori più poveri in assoluto dell’Africa.
Dopo questa esperienza professionale la carriera giunge praticamente al termine, se non si considerano le ultime partite giocate nel Sao Caetano in Serie B brasiliana e per la terza volta in totale nel Mogi Mirim.
Il ritiro dal calcio giocato si determina ufficialmente nell’agosto 2015.
Rivaldo in Nazionale
Probabilmente Rivaldo ha espresso le migliori doti atletiche e tecniche con la Nazionale brasiliana. Lì dove si è subito conquistato un posto di rilievo a partire dal lontano 1993. Bronzo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996. Vince la Confederations Cup in Arabia Saudita nel 1997 e partecipa attivamente alla spedizione verdeoro nel Mondiale dell’anno seguente, persa soltanto in finale con la Francia di Zidane.
Dopo la Copa America conseguita in Paraguay nel 1999, il periodo d’oro del Brasile si suggella con il Mondiale 2002. Manifestazione che lo vede protagonista insieme a Ronaldo e Ronaldinho, suggellando un tridente di alta scuola e dall’alto tasso di nostalgia. Quel Brasile straripante non poteva che arrivare fino in fondo e alzare la Coppa del Mondo al cielo in un mondiale invece povero per l’Italia.
Con la nazionale gioca un totale di 74 presenze segnando 35 reti totali.