Paolo Maldini biografia del terzino italiano più forte di sempre su Campioni Calcio
Il calcio di una volta, probabilmente, non esiste più. Oggi si pensa soltanto al proprio tornaconto economico e si tende a dare poco valore alla maglia, alla città e al club in cui si cresce o si gioca in quel momento. Tutto è legato al Dio danaro, ma per fortuna una volta non era così e ci sono state delle grandissime eccezioni che hanno smentito a pieno questa tendenza di oggi. Paolo Maldini rappresenta l’emblema di quanto abbiamo detto poc’anzi.
Una personalità del tutto estranea alle logiche del calcio moderno. Maldini è testimonial di un vecchio calcio poiché ha legato la sua intera e gloriosa carriera solamente a due colori, il rosso e il nero, e ad una sola squadra.
Il Milan, la squadra del suo cuore e nel suo destino, considerando che il padre Cesare, noto ex tecnico della Nazionale italiana e altra bandiera rossonera, ne è stato un grande pilastro in maniera altrettanto prestigiosa. E il figlio, naturalmente, non poteva che seguire le orme del padre anche sul fronte dei titoli e delle competizioni vinte.
Una colonna portante e ministro della difesa che ancora oggi i tifosi del Milan in larga parte rimpiangono su quella fascia lì, di cui non se ne individua un degno erede.
Un discorso che, naturalmente, si estende all’intero calcio italiano, dal momento che Maldini ha scritto pagine importanti anche con l’azzurro della Nazionale italiana.
In questo post a cura di Campioni Calcio ripercorriamo insieme la carriera di Paolo Maldini, con il Milan e la Nazionale, oltre che il suo presente da dirigente rossonero.
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Paolo Maldini nel Milan
Paolo Maldini nasce a Milano il 26 giugno del 1968, quarto di sei figli di Cesare Maldini e Marialuisa Mazzucchelli. Già da bambino si vede la sua predisposizione per il calcio ed entra subito nelle giovanili del Milan (settembre 1978).
Maldini si identifica come uno dei colossi di quel grande Milan che a partire dagli anni ’80 fino agli anni 2000 inoltrati ha dato lustro al calcio italiano. In pratica ha attraversato 2 generazioni rossonere conquistando le vette più alte a cui possa ambire un giocatore di calcio.
Andiamo a ritroso: il suo debutto nel mondo dei professionisti avviene a soli 16 anni in un Udinese-Milan del gennaio 1985, finito sull’1-1. Quella partita lancia al grande calcio colui che sarebbe diventato leggenda. L’allenatore dell’epoca, Nils Liedholm, è un autentico mentore per lui, un maestro di calcio.
Se Paolo Maldini è diventato “Paolo Maldini” lo deve anche e soprattutto a quest’uomo svedese, che ha capito tutto delle sue qualità, non solo tecniche, ma anche gestionali e caratteriali sul campo. Inizialmente gioca come terzino destro, ma poi viene spostato a sinistra, a piede naturale invertito, e lì sfodera il meglio di sé.
Il primo gol di Paolo Maldini è contro il Como il 4 gennaio del 1987 (gara terminata 0-1 per i rossoneri).
Ma il tecnico svedese non termina la stagione 1986-87, sostituito da un altro grande allenatore ed ex rossonero che farà grande più avanti i rossoneri: Fabio Capello, che porta il Milan in Europa nello spareggio contro la Sampdoria, per poi lasciare ad Arrigo Sacchi, allora allenatore del Parma.
Con Arrigo Sacchi i primi trofei per Paolo
Con l’approdo di Arrigo Sacchi al Milan comincia l’epopea vincente della squadra e dello stesso Paolo a livello personale. Siamo passati dalla metà degli anni ’80 alla gestione Berlusconi, che punta tutto su Paolo e sulla retroguardia del Milan: Baresi-Maldini-Tassotti-Galli sono divenuti l’asse portante di quel Milan, insieme a Giovanni Galli come portiere e si lavora su una base importante: la difesa.
Ed ecco che l’arrivo di Sacchi e la sua mentalità porta i suoi frutti. Berlusconi non bada a spese e arrivano inoltre Van Basten, Gullit e Rijkaard, gli olandesi del Milan, insieme agli acquisti precedenti Donadoni e Massaro. Una squadra insomma forte in tutti i reparti.
Il curriculum comincia ad arricchirsi in maniera considerevole. Nella stagione 1987/88 consegue il suo primo Scudetto da professionista (con una rimonta straordinaria contro il Napoli di Maradona) e l’anno successivo porta a casa la sua prima Coppa dei Campioni nella finale contro la Steaua Bucarest, stravinta per 4-0, dopo aver umiliato precedentemente il Real Madrid a Milano per 5-0!
Nella stagione 1989-90 mette in bacheca 1 Supercoppa italiana e conquista anche la Supercoppa europea, 1 Coppa intercontinentale e di nuovo la Coppa dei Campioni contro il Benfica, la sua seconda consecutiva.
Nel 1991 Maldini tocca il punto più basso della sua carriera quando viene squalificato insieme a tutto il Milan per un anno dai match europei a causa del rifiuto di disputare nuovamente una partita contro il Marsiglia dopo che la stessa era stata interrotta per mancata illuminazione allo stadio.
L’era Sacchi al Milan finisce qui. Al suo posto viene chiamato il già citato Fabio Capello, e con lui il Milan torna a volare in serie A ed Europa.
L’era Capello porta ancora più in alto il Milan
Fatto sta che la squalifica in questione non scalfisce le certezze e la personalità di ghiaccio di un uomo di spessore, già ormai il terzino più forte al mondo, il quale continua a macinare titoli su titoli. Arriva un altro Scudetto nella stagione 1991/92 (che il Milan termina imbattuto), bissato l’anno successivo e intervallato nel frattempo dalla Supercoppa italiana.
Decisamente amara la sconfitta invece in finale di Champions sempre contro il maledetto Marsiglia in quella stagione, una delle poche macchie della sua carriera.
Nel 1992 giunge il suo primo gol in una competizione europea, contro lo Slovan Bratislava.
Il 1993/94 è la stagione del terzo Scudetto consecutivo, arricchito da 1 Supercoppa italiana e da 1 Champions League nel netto 4-0 in finale col Barcellona.
In quella stessa stagione Maldini riceve un prestigioso premio, vale a dire il FIFA WORLD SOCCER come giocatore dell’anno. Sfiora anche il Pallone d’Oro giungendo terzo classificato.
La stagione 1994/95 non è propriamente memorabile e si conclude solamente, si fa per dire, con la proclamazione del Milan vincitore della Supercoppa italiana. Un’altra finale di Champions contro l’Ajax è persa e bisognerà aspettare l’anno successivo per conseguire un altro Scudetto di una lunga serie: stagione 1995-96, l’ultima con Fabio Capello come allenatore del Milan. E’ la stagione che vede Weah attaccante liberiano preso dal PSG, proclamato quell’anno Pallone d’Oro.
Nella stagione 1996-97 Fabio Capello va al Real Madrid e lascia temporaneamente la panchina milanista a Tabarez. Si chiude però un ciclo: la stagione 1996-97 è disastrosa per il Milan, con Tabarez che lascia a Sacchi, il quale però non sarà confermato. E intanto Franco Baresi dà l’addio al calcio (1997).
Torna Fabio Capello nella stagione 1997-98, che però culmina in un’altra delusione sportiva. Non è più il Milan degli immortali nonostante gli acquisti di altri olandesi, che avevano fatto benissimo all’Ajax: Kluivert e Bogarde, che non riescono a ripetere le gesta di Van Basten e Rijkaard.
Paolo Maldini diventa Capitano del Milan e vince ancora
Nel 1997 il Milan vede completarsi una transizione decisamente storica: la fascia di Capitano passa dal braccio di Franco Baresi a quello di Paolo Maldini. Un riconoscimento doveroso ad una carriera fino a quel momento straordinaria, per non dire leggendaria. Ma non è finita qua.
Ecco le dichiarazioni di Paolo Maldini neo capitano del Milan:
“Il mio sarà un impegno di grande responsabilità, soprattutto quest’anno perché ci sono tanti giocatori nuovi. Sono comunque felice, ho avuto un grande maestro per 10 anni. Spero di avere preso da Franco qualcuna delle sue doti”.
Il Milan di Zaccheroni nel 1998-99 si porta di nuovo a casa lo Scudetto, questa volta dal valore ancora maggiore, considerando che diviene il primo vinto da capitano rossonero per Paolo. Grande lo sprint testa a testa con la Lazio di Cragnotti, che si decide all’ultima giornata con la vittoria di Perugia.
Paolo Maldini: gli anni 2000
Gli anni 2000 coincidono con l’arrivo di Carlo Ancelotti e un’ascesa vincente sulla falsariga delle ere precedenti. Apice la famosa Champions vinta nel 2003 all’Old Trafford in finale contro la Juve ai rigori. Il primo trofeo internazionale alzato in veste di capitano.
Nel 2004 giunge il 17simo Scudetto e si prosegue verso le 2 finali di Champions League contro la stessa squadra, il Liverpool, nell’arco di pochi anni, ma accomunate da un destino decisamente diverso. A Istanbul andò decisamente male e non è il caso di infliggere un altro duro colpo ai tifosi rossoneri. Si sa come sia andata a finire.
Il riscatto e l’allontanamento di quel brutto ricordo si presentano subito nel 2007 e stavolta il Liverpool viene domato per 2-1. Seconda Champions per il Paolo Maldini capitano. Grazie a questa partita egli diventa l’unico calciatore ad aver disputato 8 finali di Champions League, se consideriamo anche il vecchio format della Coppa dei Campioni.
Il 2007 è l’anno del 26simo trofeo della sua carriera: la Coppa del Mondo per club.
Due anni dopo Paolo Maldini dà l’addio al calcio giocato, giocando l’ultima a San Siro in un match contro la Roma (perso 2-3), dopo il quale ci fu una cerimonia di chiusura degna della migliore star di Hollywood, non senza polemiche per i cori di una frangia di tifosi del Milan.
L’ultima gara giocata da Paolo Maldini è contro la Fiorentina il 31 maggio 2009, Fiorentina-Milan (0-2) nella quale raggiunge le 902 partite ufficiali con il Milan.
Quella maglia numero 3, da quel momento, è stata ritirata ufficialmente dalla società rossonera per non farla indossare a nessun altro per rispetto nei confronti del terzino più forte della storia del Milan e della Nazionale Italiana.
Paolo Maldini in Nazionale
Un soldatino. Paolo Maldini ha percorso per tante partite la fascia di sua competenza anche in Nazionale, divenendo il più grande terzino della storia della nostra nazionale di calcio.
Tutto è cominciato nel 1986 con l’argento agli Europei Under-21. C’era anche lui in campo nel 1990 nella spedizione amara di quei Mondiali italiani culminati col bronzo.
Così com’era presente nel 1994 negli USA e nel 2000 agli Europei in Belgio-Olanda. Insomma, al Paolo Maldini Nazionale sono legate più delusioni cocenti che vittorie. Ad un passo dalla vetta più alta, ma con l’azzurro non ci è mai arrivato, a differenza di quanto fatto nel Milan.
Resta comunque un perno di riconosciuta immensità calcistica in una Nazionale degli anni ’90 che annoverava altri grandissimi giocatori tra le sue fila.
Curiosità: partecipò anche al Mondiale di Francia ’98 sotto la guida del ct Cesare Maldini, nonché suo padre.
In totale ben 126 partite in Nazionale, di cui 74 disputate con la fascia da capitano. Nel mezzo 7 gol realizzati e terzo calciatore italiano con più presenze dopo Gianluigi Buffon e Fabio Cannavaro.
Paolo Maldini oggi
Dopo l’addio al calcio, Paolo Maldini fonda prima la società dei Miami FC nel campionato americano e successivamente viene assunto ai vertici del suo Milan in veste di dirigente dell’area strategica, dove ancora oggi ne è dirigente, nonostante la società non appartenga più alla famiglia Berlusconi.
Conclusioni
Facciamo un rapido calcolo per capire quanto ha vinto effettivamente Paolo Maldini:
- 7 Scudetti;
- 5 Champions League;
- 2 Coppe Intercontinentali;
- 1 Mondiale per club;
- 5 Supercoppe italiane;
- 1 Coppa Italia;
In totale 647 presenze totali in Serie A. 902 presenze con la maglia del Milan. Fa parte della Hall of fame del calcio italiano. Se non lui, chi allora? Basta questo ed altro per definirne la consistenza.
Ecco tutti i suoi record da calciatore:
- Record di presenze nel Milan: 902;
- Più giovane esordiente con la maglia del Milan: 16 anni e 208 giorni (in Udinese-Milan del 20 gennaio 1985);
- Record di presenze in Coppa dei Campioni/Champions League con il Milan: 139;
- Record di presenze in Serie A: 647 (tutte con la stessa squadra);
- Maggior numero di stagioni disputate in Serie A: 25 (tutte consecutive e con la stessa squadra) a pari merito con Francesco Totti;
- Record di presenze nelle competizioni UEFA per club con la stessa squadra: 174;
- Record di finali di Coppa dei Campioni/Champions League disputate: 8 (record condiviso con Francisco Gento);
- Gol più veloce segnato in una finale di Champions League (2004-2005): 51,20 secondi;
- Giocatore più anziano ad aver segnato un gol in una finale di Champions League (2004-2005): 36 anni e 334 giorni;
- Record assoluto di minuti giocati ai Mondiali: 2.216;
Quel 26 giugno 1968 era nata una stella. Ma forse nessuno immaginava che potesse essere così luminosa, calcisticamente parlando. L’unico a saperlo probabilmente era Cesare. Chissà che il secondogenito Daniel non possa seguire le orme di papà Paolo (anche se in un ruolo completamente diverso). Staremo a vedere. Solo il tempo, la storia e l’evoluzione del mondo del calcio ce lo diranno. Tra presente e futuro, con un occhio al passato.
Buon sangue non mente, chissà.