Omar Sivori, biografia di “El Cabezón” nel post di Campioni calcio
C’era una volta un calcio dove a farla da padroni erano i più tecnici, i più scaltri e i più smaliziati, tecnicamente parlando. Caratteristiche di cui disponeva, evidentemente, un certo Omar Sivori. Doppia nazionalità (italiana di origine e argentina di nascita), altezza 163 cm x 59 kg. Ma questo non gli ha precluso di seminare il panico all’interno delle difese avversarie. Uno di quelli che nel gergo calcistico attuale verrebbe definito con il ruolo di trequartista.
Un’epoca diversa da quella odierna, dove la tecnica e la bravura non sempre bastano, ma devono essere abbinate ad una forza fisica e agonistica particolarmente spiccata per non essere travolti, sportivamente parlando, dagli avversari.
Appartenente ad un calcio vecchio, antico, tipicamente rappresentato in bianco e nero, ma non per questo meno competitivo e meno probante sotto tanti punti di vista.
Omar Sivori, non a caso, è considerato uno dei calciatori più forti di tutti i tempi, se s’intende fare quell’esercizio di voler mettere a paragone grandi calciatori di epoche storiche diverse.
Sivori è stato unico nel suo genere per tanti motivi e il suo nome è legato soprattutto a 2 squadre italiane: la Juventus e il Napoli. Nel corso della sua avventura bianconera, in particolare, fece arrabbiare non poco la sua tifoseria.
Massimo Raffaelli lo definisce così:
«Era il genio assoluto, l’esplosione, l’anarchia come disciplina superiore del calcio.»
Vediamo nelle righe che seguono le gesta del calciatore argentino, tra Argentina e Italia.
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Omar Sivori al River Plate
Omar Enrique Sivori nasce il 2 ottobre del 1935 a San Nicolás de los Arroyos, vicino Buenos Aires, da una famiglia di origini italiane. Suo nonno paterno, infatti, Giulio Sívori, è un immigrato di Cavi di Lavagna, frazione del comune ligure di Lavagna, mentre sua madre Carolina è abruzzese di Tornareccio.
Gli inizi dell’Omar Sivori calciatore si rifanno ad una delle squadre più gloriose in assoluto del Sudamerica, vale a dire il River Plate. Nel 1954 l’Argentina comincia a scoprire “El Cabezón”, soprannominato di lì in poi in questo modo a causa di una folta capigliatura evidentemente appariscente su un campo di gioco.
Al primo anno di River si accorgono subito con chi hanno a che fare e giungono in serie svariati titoli nazionali che gli valgono le attenzioni di club oltreoceano.
D’altronde, 29 reti in 63 partite con il River da parte di un ragazzo poco più che ventenne non potevano passare inosservati.
Su di lui mette gli occhi la Juve che non lo molla finché non lo agguanta in sede di calciomercato.
Omar Sivori alla Juve
Sivori viene acquistato dalla Juve nel lontano 1957 per la cifra monstre di 190 milioni di lire, autentico lusso per l’epoca. Fatto sta che i bianconeri si accaparrano una delle promesse più luccicanti del calcio argentino e mondiale.
In maglia bianconera il piccolo (di statura) argentino, vive il periodo di massimo splendore durante la sua permanenza italiana.
In bacheca acquisiti 3 Scudetti, 3 Coppe Italia, 1 Coppa delle Alpi e 1 Pallone d’Oro a livello personale, nel 1961.
Non proprio un titolo insignificante per un calciatore. Un riconoscimento dalla valenza doppia in quanto costituiva il primo in assoluto per un calciatore italiano, seppur oriundo, oltre che il primo conquistato da un calciatore della Juve.
Con Boniperti e Charles forma uno dei trio d’attacco più forti della storia della Juventus e del calcio italiano.
Con la Juventus gioca un totale di 259 gare con 174 gol segnati.
Nel 1965 decide però di cambiare aria: il nuovo Napoli, neo-promosso in serie A, punta tutto su di lui, Altafini e Canè, oltre che Zoff, che costruire un Napoli da primato.
Del periodo juventino, ricordiamo una frase che passa alla storia dell’Avvocato Agnelli, che dichiara così:
Sívori è più di un fuoriclasse. Per chi ama il calcio è un vizio.
Omar Sivori al Napoli
Nel 1965 si concretizza un passaggio di consegne storico per il calcio italiano: Omar Sivori passa a titolo definitivo dalla Juventus al Napoli. Il presidentissimo azzurro, il facoltoso Achille Lauro, non ci pensa due volte a spendere una grossa cifra per portarlo all’ombra del Vesuvio.
Mister Bruno Pesaola lo forgia e lo affianca ad un’altra stella del panorama calcistico internazionale, un certo José Altafini. Insieme formano una coppia scoppiettante e di livello elevato.
Tuttavia, in maglia azzurra non riesce mai a portare a casa un campionato, a differenza di quanto successe precedentemente nell’esperienza italiana con la maglia bianconera.
Il massimo risultato ottenuto da questo punto di vista è un secondo posto nel 1968 (il miglior piazzamento fino a quel momento della storia del Napoli), oltre che una Coppa delle Alpi nel 1966.
Ma il calciatore soffre di problemi fisici che mettono in ombra le sue due ultime stagioni con gli azzurri.
Si ritira proprio dopo un Napoli-Juventus, dove la sua furia contro l’arbitro e un calciatore juventino gli costano un’espulsione e 6 giornate di squalifica.
Una volta conclusa l’esperienza napoletana, Sivori decide di dare l’addio al calcio nel 1968.
Con gli azzurri Omar Sivori gioca un totale di 76 partite con 16 gol realizzati.
Sivori in Nazionale
La storia di Omar Sivori con la nazionale è alquanto particolare. Lui ha iniziato a giocare per l’Argentina nel lontano 1956. Qualche anno dopo, in virtù del suo status di oriundo, cambiò casacca e passò alla Nazionale Italiana, poiché il regolamento dell’epoca gli concede questa possibilità.
Ebbene, in maglia azzurra partecipa al Mondiale del ’62 in Cile, una spedizione fallimentare sotto tutti i punti di vista, sia a livello collettivo che personale.
Diviene più tardi commissario tecnico della sua Argentina qualche anno più tardi, nel 1972. Ottiene la qualificazione ai Mondiali del ’74 e passa alla storia come l’ultimo commissario tecnico prima del trionfo in casa quattro anni più tardi.
Con la Nazionale Argentina gioca un totale di 19 partite con 9 reti realizzate, mentre con l’Italia 9 gare disputate con 8 reti siglate.
Sivori da allenatore
L’ultima parte della sua carriera l’ha trascorsa in veste di allenatore. Sivori gira molto tra Rosario Central, Estudiantes e Racing Club, esperienze intervallate dalla presenza in Nazionale.
Se lo ricordano bene anche a Viterbo, in Italia. Ebbene sì. Perché? E’ nominato presidente della squadra locale, la Viterbese, dal 1986 al 1988. Con lui in scrivania si passa dalla Promozione all’Interregionale, un traguardo storico per una piccola realtà come questa all’epoca.
Visse argentino, ma con mezzo cuore italiano, negli ultimi anni della sua vita, prima di lasciare questo mondo nel 2005 a soli 69 anni.
Conclusioni
Omar Sivori è stato un giocoliere del calcio. Uno di quelli che si faceva notare in campo non soltanto per le sue qualità tecniche, ma anche per quelle caratteriali.
Lippi di lui dirà:
Stravedevo per la cattiveria e la scaltrezza di Sivori: non si faceva mai picchiare da nessuno. Anzi, al massimo succedeva il contrario.
Sul piano emotivo infatti egli non aveva affatto un carattere semplice da gestire, tanto è vero che, spesso e volentieri, durante le partite si ritrovava immischiato in risse e battibecchi che hanno sempre connotato la sua carriera da calciatore. Per questo motivo ha subito diverse squalifiche nel corso degli anni che ne hanno un po’ minato il potenziale.
Ma tutto ciò, tuttavia, non gli ha impedito di ascriversi a pieno diritto nell’olimpo del calcio mondiale. Se si sfoglia un almanacco del calcio nella sua complessità, non si può non trovare un personaggio del calibro di Omar Sivori. Senza dubbio uno dei calciatori più forti di tutti i tempi.
Ex attaccante dal cuore di pietra, con un talento spropositato, oltre che un dribbling ed un palleggio ineguagliabile. Uno dei pochissimi, se non l’unico in assoluto, a potersi accostare alla figura di un certo Diego Armando Maradona, almeno nel cuore dei tifosi argentini.
[…] Re del pallone, che ha fatto grande la Juventus, e che insieme a Zidane, Sivori e Del Piero, probabilmente è stato il più forte della storia del club […]
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