Marco van Basten, bio del cigno di Utrecht nel post a cura di Campioni Calcio
Il calcio europeo ha vissuto anni di massimo splendore a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90. Uno dei periodi, in assoluto, più florido di talenti sbocciati e caratterizzati dal tasso tecnico più che elevato. Marco van Basten appartiene a quella stirpe di calciatori leggendari che, con la loro classe e il loro spirito calcistico sopraffino, hanno dato lustro allo sport più popolare al mondo.
Van Basten alternava il senso del gol spiccato ad una certa eleganza tecnica. Per questo motivo era soprannominato il cigno di Utrecht. Dall’Olanda questo aggraziato interprete del gioco del calcio arriva a conquistare l’Italia e la Serie A.
Un calciatore che, paradossalmente, pur avendo entusiasmato i tifosi di qualsiasi squadra (tranne quando ci giocava contro!), avrebbe potuto dare ancora di più. Ma non è stata certamente colpa sua.
Vediamo in questo nuovo approfondimento dedicato ai calciatori più forti di sempre, la vita e gli step professionali di Marco Van Basten. Bentornati su Campioni Calcio!
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Marco van Basten all’Ajax
Marco van Basten nasce ad Utrecht, Olanda, il 31 ottobre 1964 e inizia la sua gloriosa carriera nelle varie giovanili afferenti alla squadra olandese dell’Utrecht, città natale. Nel 1981 l’Ajax di Johan Cruijff lo ingaggia, soffiandolo ai rivali storici del Feyenoord. L’inizio della favola. In prima squadra esordisce a 17 anni e mezzo proprio al posto del leggendario Cruijff. Sembra un vero e proprio passaggio di testimone e, probabilmente, lo sarà. Alla prima presenza in campionato già va a segno nella stagione 1981-82.
Vengono subito fuori le grandi doti da bomber che ne fanno il capocannoniere indiscusso del campionato olandese. Terreno fertile per scardinare ogni difesa avversaria.
Raggiunge facilmente, nel corso delle diverse stagioni, almeno 20 gol, tranne la prima, nel campionato 1982-83 quando si ferma a nove goal, a un passo dalla doppia cifra. Però l’attenuante è che aveva solo 18 anni, essendo nato nell’ottobre del 1964.
Tre volte vincitore del titolo di capocannoniere e vincitore della Scarpa d’oro, prestigioso premio personale dato al calciatore che segna più gol durante un’annata.
Soltanto una leggera epatite contribuirà a fermare l’attività fisica e tecnica di Marco van Basten. Tornerà in campo giusto in tempo per siglare il gol decisivo nella finale di Coppa delle Coppe giocata dall’Ajax contro il Lokomotiv Lipsia. Questa, di fatto, è l’ultima partita giocata dal cigno con la maglia dei lancieri. E non poteva chiudere in modo migliore.
Chiude con l’Ajax con una media presenze/gol da brividi: 172 partite e 152 reti messe a segno, dove in alcune annate si segnala per aver segnato più reti rispetto al numero di presenze. La migliore stagione è stata certamente quella 1985-86, con 37 reti in 26 partite giocate.
Marco van Basten al Milan
Si concretizza nel 1987 il trasferimento ufficiale al Milan. Una squadra, quella rossonera, che in quel periodo è piena di campionissimi, dalla difesa all’attacco. Ironia della sorte: doveva essere la Fiorentina la nuova squadra di van Basten, ma a causa di un cavillo economico non se ne fa nulla e Berlusconi ringrazia, ingaggiando l’attaccante europeo più forte del momento.
Fatto sta che inizia la favola del cigno di Utrecht in maglia rossonera. Sul suolo italiano riecheggia un nome, una garanzia. Diventa una delle star più imponenti del campionato italiano, dove non perde affatto la vena realizzativa. Tutt’altro. È suo il gol decisivo segnato al Napoli nella sfida del San Paolo che regala lo scudetto rossonero datato 1988. Una sfida, quella tra Napoli e Milan, van Basten vs Maradona di un livello tale che, oggi, è impensabile perfino soltanto sognarla.
Durante la permanenza in rossonero i problemi fisici continuano ad attanagliarlo ed è costretto a fermarsi per 6 mesi circa a causa di un problema alla caviglia. Tuttavia, nulla di compromettente e di particolarmente destabilizzante per il suo sterminato talento.
Insieme ai connazionali Gullit e Rijkaard trasforma il Milan in una macchina vincente non solo in Italia, ma anche in Europa. Il grande passo. Giungono i successi internazionali con Arrigo Sacchi in panchina, artefice di una squadra ancora oggi menzionata come una delle più forti di sempre negli almanacchi. Basta semplicemente chiedere a chi, quegli anni, li ha vissuti di persona.
Nel 1989 sale sul tetto d’Europa a livello internazionale, conquistando il Pallone d’Oro. Merito dei 33 gol messi a segno in stagione tra campionato e coppe. Porta la Coppa dei Campioni a casa Milan dopo ben 9 anni di astinenza dalla stessa competizione, riuscendo a sopraffare la Steaua Bucarest in finale. Rumeni stesi con una doppietta.
Agguantata in allegato la Supercoppa Europea ai danni del Barcellona. Nel 1990 vince il secondo Pallone d’Oro consecutivo, record condiviso con colleghi illustri come Beckenbauer e Keegan. All’epoca, infatti, pare ci fosse una regola tacita dell’alternanza tra i vincitori.
L’operazione al menisco lo costringe a stare fermo per oltre due mesi. Primo titolo di capocannoniere in Serie A conquistato con 19 reti complessive. Lo scudetto in questo caso però lo vince il Napoli di Maradona in una lotta senza esclusioni di colpa fino all’ultima giornata. In finale di Coppa dei Campioni stende il Benfica nel 1990.
La stella di van Basten non brilla nella Coppa Intercontinentale di Tokyo, ma basta l’apparizione per l’ennesimo trionfo. L’arrivo di Fabio Capello sulla panchina del Milan esalta ulteriormente le qualità dell’olandese.
L’arrivo di Fabio Capello esalta Marco van Basten
La stagione 1991/92 è una delle più brillanti di carriera, culminate con il titolo di capocannoniere della Serie A conseguito a quota 25 reti con triplette varie. Gare finite con risultati più che tennistici, quasi da amichevoli estive. Come la vittoria a Foggia per 8-2.
Ovviamente ciò comporta lo scudetto del Milan di Capello, senza che la squadra subisca nemmeno una sconfitta nelle 34 gare disputate. Lo scudetto proprio a Napoli, che sembra portargli piuttosto bene.
Terzo Pallone d’Oro dalla sua nel 1993. Solo Cruijff e Platini ne hanno vinti in egual misura. Inizia la stagione 1992-93 con due quaterne: una in trasferta al Napoli in una vittoria per 5-1 al San Paolo (impensabile vincere con gli azzurri con uno scarto così elevato in casa propria) e 4-0 in coppa dei Campioni contro il Göteborg, annientato quasi da solo dall’olandese, che mette a segno forse il gol più bello della sua carriera insieme a quello con l’Olanda degli Europei 1988, vinti con la sua nazionale. Una rete in rovesciata che fa venire giù San Siro. Un inizio da 12 reti nelle prime 9 gare. Un inizio formidabile che però si arresta quando decide di operarsi alla caviglia. Resterà in pratica fermo per l’intera stagione, salvo rientrare nelle ultime gare.
Nel maggio di quell’anno segna ufficialmente l’ultimo gol del suo percorso calcistico contro l’Ancona in un match di inizio maggio. Contro la Roma, invece, l’ultima partita disputata in campionato con il suo Milan. Partecipa anche alla finale di Coppa dei Campioni contro il Marsiglia, persa nel 1993 per 1-0. Van Basten resta in campo 85 minuti ma non è più lui.
Conclude comunque l’ultima stagione della propria carriera con 20 reti in 22 partite tra campionato e coppe.
L’efficienza sul piano fisico comincia a venire sempre meno, motivo per cui si rende necessaria una nuova operazione alla caviglia. L’attività agonistica ne risente eccome ed è per questo che Marco van Basten annuncerà ufficialmente il ritiro dal calcio giocato all’età di 30 anni dopo un’assenza di due anni dai campi da gioco e dopo aver tentato di recuperare la forma fisica, attraverso la partecipazione al ritiro del Milan nella stagione 1995-96. Dà l’addio ai suoi tifosi con un giro di campo il 18 agosto del 1995.
Una decisione che genera tristezza e sgomento non solo nei tifosi rossoneri, ma anche negli appassionati di calcio che lo hanno visto strapazzare in lungo e in largo gli avversari sul campo. Ma decisione, allo stesso tempo, inevitabile per gli acciacchi fisici che lo hanno condizionato non poco nel corso del suo operato.
Con i rossoneri gioca un totale di 201 gare mettendo a segno 125 reti.
Marco van Basten in Nazionale
Marco van Basten è stato un autentico protagonista anche con la maglia della Nazionale olandese, soprattutto in riferimento al famoso campionato europeo datato 1988. In quell’occasione si distingue per aver segnato uno dei gol più belli mai realizzati nella storia del calcio. I sovietici ricordano ancora con ammirazione assoluta quel tiro al volo concretizzato nella finalissima vinta 2-0.
Partecipa al Mondiale del 1990, ma senza brillare più di tanto con gli Olandesi che vanno fuori già agli Ottavi. Assente al Mondiale successivo del 1994 per i soliti infortuni.
Con la sua nazionale gioca un totale di 58 presenze mettendo a segno 24 gol totali.
Marco van Basten oggi
Dopo una carriera chiusa prematuramente come calciatore, per van Basten si aprono le porte di un nuovo ruolo per lui: allenatore. Inizia nel 2003 con le giovanili dell’Ajax per poi guidare l’Olanda a partire dal 2004. Resta fino al 2008 alla guida degli olandesi. Torna poi all’Ajax, come allenatore della prima squadra. Successivamente allena, sempre in patria, Heerenveen e AZ. Torna come vice all’Olanda. Ma dopo alcuni anni decide di accantonare la carriera di allenatore per cimentarsi come ambasciatore UEFA e opinionista TV.