Lothar Matthäus: biografia del tedesco dell’Inter

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Lothar Matthäus: biografia del tedesco dell’Inter nel nuovo post di Campioni Calcio

La Germania è sempre stata una di quelle nazioni vincenti in ambito calcistico. Una di quelle che ad una grande competizione internazionale, che sia un Mondiale, un Europeo o altro, non può mai mancare per definizione. I tedeschi ne hanno sfornati di talenti e di ossi duri in campo, sotto tutti i punti di vista. Lothar Matthäus appartiene a questa lista di grandi corazzieri e battaglieri teutonici. Uno di quelli che ha dato lustro alla sua Nazionale nelle epoche passate. Ragioniamo nell’ottica degli anni 80/90, il periodo di maggior splendore della sua carriera. Considerato dall’opinione pubblica tedesca uno dei migliori centrocampisti nella storia del calcio

Per chi non lo avesse visto in alcune sue partite, possiamo paragonarlo al classico centrocampista dinamico e grintoso, distintosi dapprima nel ruolo di mediano e successivamente come regista, dove, tra l’altro, ha prodotto prestazioni e risultati migliori. Lo si ricorda anche nel ruolo di libero messo in pratica verso il fine carriera. Un leader vero e proprio in campo e fuori, dai piedi buoni. La sua carriera vale la pena di essere ripercorsa e lo facciamo in questo post dedicato ai centrocampisti di Campioni Calcio.

Matthäus
Shaun Botterill / Allsport / Getty Images

Matthaus al Borussia M’gladbach

Lothar Herbert Matthäus nasce ad Erlangen il 21 marzo del 1961 da una famiglia di origini ebraiche. Ha iniziato sin da giovane a giocare al calcio e si è messo in mostra nella sua prima squadra: il Borussia M’gladbach dopo il balzo dalle giovanili del FC Herzogenaurach.

Qui si mette in mostra dal 1979 al 1984, sfoderando prestazioni di altissimo profilo. La sua Nazionale lo nota subito e lo convoca per gli Europei del 1980.

Risultato: la Germania sul gradino più alto del podio grazie anche ad un Lothar Matthäus  in grande spolvero. 

Con la squadra tedesca gioca un totale di 162 gare condite da 36 gol. Nel 1984 decide di trasferirsi nella squadra tedesca più importante: il Bayern Monaco!

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Matthäus al Bayern Monaco

Al Bayern Monaco Lothar Matthäus si consacra come grande interprete del centrocampo e come vincente conclamato.

In 4 anni riesce a vincere 3 campionati tedeschi, 1 Coppa di Germania e 1 Supercoppa di Germania. In quegli anni il centrocampista tedesco diviene colonna portante della nazionale tedesca e simbolo del calcio germanico, e viene qui considerato come uno dei migliori centrocampisti al mondo.

Nella prima esperienza bavarese colleziona 113 presenze con 57 gol totali.

Tutto questo finché non giunge in Italia. È l’Inter a portarlo nel nostro campionato per poco più di 5 miliardi di lire, voluto da Trapattoni e dal presidente Pellegrini, che fa un affare d’oro, come il premio (il Pallone d’Oro) che gli verrà dato proprio durante la sua esperienza interista.

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Matthäus all’Inter

A Milano è uno dei protagonisti assoluti di quel famoso Scudetto del 1988-89 con a capo il tecnico Giovanni Trapattoni. Il cosiddetto Scudetto dei record, ancora oggi celebrato come uno dei più grandi successi in casa nerazzurra. Fu proprio Matthaus a segnare il gol decisivo per l’assegnazione del titolo nel fondamentale match contro il Napoli di Maradona, chiuso sul 2-1.

Nella stagione 1989-90 aggiunge alla sua bacheca personale da interista 1 Supercoppa italiana e 1 Coppa Uefa in quella 1990-91. In quest’ultimo caso segnò il rigore decisivo nella doppia sfida contro la Roma datata 1991.

Insomma, lui l’impronta ce l’ha messa sempre.

Nell’Inter gioca 115 partite con 40 gol totali realizzati.

A Milano, sponda interista quell’epoca è ricordata come lo scontro tra olandesi e tedeschi: Rijkaard-Gullit-Van Basten del Milan contro Brehme-Matthäus-Klinsmann dell’Inter.

Sono anni d’oro per i derby milanesi e per il calcio italiano in generale. I più forti calciatori del mondo giocano qui.

Matthäus gioca all’Inter fino al 1992, quando torna al Bayern Monaco.

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Il ritorno al Bayern Monaco

Come detto nel 1992 scade il suo periodo nerazzurro e si attiva il ritorno alla casa madre.

Il Bayern Monaco lo riaccoglie tra le sue fila e la seconda annata del figliol prodigo, da questo punto di vista, si rivela ancora più vincente della prima. 

Lothar Herbert Matthäus porta a casa negli anni altri 4 campionati tedeschi, 2 Coppe di Germania, 3 Coppe di Lega tedesche e 1 Coppa Uefa.

L’unico grande rimpianto resta la finale di Champions League persa nella stagione 1998/99 contro il Manchester UTD che gli sfila la coppa nei minuti di recupero ribaltando la gara da 0-1 a 2-1.

Nella sua seconda esperienza con i bavaresi gioca 189 partite con 20 gol realizzati e sarà ricordata per il suo cambio di ruolo: da centrocampista a libero con ruoli di impostazione del gioco.

Matthäus ai New York Metrostars

La sua carriera termina ufficialmente nel 2000 con l’approdo ai New York Metrostars, negli States, giocando le sue ultime 16 gare da calciatore professionista.

Dal 2000 comincia la sua carriera da allenatore.

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Lothar Matthäus con la Germania

Lothar Herbert Matthäus è sempre stato il leader carismatico della Nazionale Tedesca, quella che vinse l’Europeo del 1980 e il Mondiale del 1990, quest’ultimo in finale contro l’Argentina di Diego Armando Maradona nella nota partita di Roma, decisa da un rigore di Brehme (molto dubbio) che fa infuriare Re Diego.

Con la Germania gioca 150 partite condite da 23 gol che descrivono appieno il marchio indelebile che egli ha posto per la sua nazione.

Ancora oggi detiene il record di partecipazioni ai Mondiali. Ne ha attraversati ben 5, dal 1982 al 1998! Ad accompagnarlo in questa speciale graduatoria colleghi illustri come Buffon, Carbajal e Rafa Marquez. 25 le sue presenze in questo tipo di manifestazione, più di tutti. Ha partecipato anche a 4 Europei dal 1980 al 2000. 

Nel 1990 quel Mondiale giocato alla grande gli vale il Pallone d’Oro, stabilendo un primato personale e di squadra, essendo stato il primo giocatore dell’Inter ad ottenere questo tipo di riconoscimento. Eletto calciatore dell’anno nel 1991 e inserito dalla FIFA nella lista dei 125 giocatori viventi più grandi di sempre nel 2004.

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Matthäus da allenatore

Arriva il tempo in cui bisogna abbandonare il centrocampo e sistemarsi in panchina. Dal 2000 in poi quel tempo arriva anche per Lothar Matthäus la carriera da allenatore, che inizia ufficialmente dal 2001 al 2002 con il Rapid Vienna. L’anno successivo conquista il titolo nazionale sulla panchina del Partizan Belgrado. Ricopre successivamente il ruolo di commissario tecnico dell’Ungheria. 

Dopo la guida dei brasiliani dell’Atletico Paranaense, si presenta l’opportunità di condurre il Salisburgo in Austria, ex squadra del suo vecchio allenatore Giovanni Trapattoni.

Un passaggio di consegne emblematico che proietta dritti verso la vittoria del campionato austriaco, il secondo vinto in carriera da Lothar Matthäus versione allenatore.

Le sue ultime esperienze spaziano tra gli israeliani del Maccabi Netanya, passando per gli argentini del Racing club e giungendo fino alla nomina di commissario tecnico della Bulgaria. Esperienze non propriamente memorabili, per usare un eufemismo.

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Conclusioni

Le sue ultime apparizioni non felici in panchina non intaccano in alcun modo ciò che Lothar Matthäus ha dato al calcio e alla sua memoria storica. Uno di quei centrocampisti arcigni e tignosi che mordevano, calcisticamente parlando, le caviglie degli avversari. Ma, nel contempo, egli riusciva ad abbinare ad una predisposizione difensiva una predisposizione altrettanto efficace in fase d’attacco. Non per caso ha segnato oltre 200 gol nella sua sconfinata carriera, in alcuni dei quali si distinse come eccellente specialista di calci piazzati e rigori.

Se persino uno come Diego Armando Maradona arriva a dire che Lothar Matthäus è stato

“Il miglior avversario che abbia avuto in tutta la mia carriera”

allora vuol dire che è stato veramente uno dei più grandi nel suo ruolo e non solo.

Parole emblematiche da parte del più grande di tutti i tempi che sanno di benedizione e patentino di grandezza. Non buttate lì a caso, ma corrispondenti alla realtà dei fatti visti sul campo. Guardare per credere. I filmati sono alla portata di tutti e non mentono sotto questo punto di vista.

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