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Garrincha: biografia dell’ala brasiliana

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Garrincha: biografia dell’asso brasiliano nel post di Campioni Calcio

Brasile territorio di rinascita e splendore calcistico. Da sempre così, nei secoli dei secoli. Una della Nazionali più gloriose e prospere in assoluto sul piano dei risultati e del rendimento. Pelé, Romario, Ronaldo, Ronaldinho, per citare i più forti di sempre, ma anche la grande ala brasiliana Garrincha. Un giocatore sottovalutato dalla critica, ma che ha contribuito in maniera determinante ad esportare il mito del calcio cosiddetto “bailado” nel mondo.

Vediamo nel post a cura di Campioni Calcio i principali step della carriera del mitico calciatore brasiliano, che insieme a Pelè e agli calciatori carioca di quegli anni, hanno reso grande la Nazionale verdeoro.

Gli inizi di Garrincha

Chi è Garrincha? All’anagrafe si chiama Manoel Francisco Dos Santos, semplificato in Mané. Nasce il 28 ottobre del 1933 e discende da una tribù di Indios. Non a caso la sua vita privata non è stata affatto semplice, considerando i contesti fatiscenti nei quali ha vissuto l’intera infanzia, ad esempio.

Tra degrado e disperazione quotidiana, acquisisce sin da subito il soprannome di Garrincha per l’accostamento cromatico, e non solo, ad un piccolo passerotto marrone tipico del Brasile del Nord.

Riesce a coltivare una grande passione per il calcio e mette in mostra davanti agli altri bambini grandi doti da dribblatore, che, poi, caratterizzeranno un’intera carriera.

Era afflitto da strabismo e da una malformazione corporale che sbilanciava, in qualche modo, il corpo. I medici non volevano che lui giocasse a calcio, ma da quest’orecchio non ci sentiva per niente. 

Gli esordi di Garrincha al Botafogo

In campo si piazza da trequartista naturale sin dagli esordi con la formazione giovanile dello Sport Club Pau Grande, dal 1949 in poi. Durante una partita di campionato arriva a dribblare l’intera squadra avversaria e a conquistarsi le simpatie dell’opposta tifoseria. Tanto per denotare la grandezza del personaggio in questione.

Scatta il provino con il Botafogo, una delle squadre più celebri del Brasile. Debutta così a 19 anni nel 1953. All’esordio da titolare tra i professionisti segna una tripletta. Si adatta facilmente ad una realtà calcistica superiore per temperamento e tecnicismi.

Chiude la prima stagione con 20 gol in 26 partite. Un bottino che gli fa guadagnare elevati consensi, più di quelli che già aveva. Nonostante questo, la squadra non decolla sul piano dei risultati, tanto è vero che non arriva nessun titolo in bacheca.

Ma la campagna di rafforzamento messa in atto negli anni successivi produce i suoi effetti e permette di conseguire il campionato Carioca nel 1957. Garrincha volava su quella fascia destra e poteva avvalersi dell’ausilio di altri grandi giocatori, tra cui il mitico Didì.

Gli viene chiesto di sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico al ginocchio per non pregiudicare il prosieguo di una carriera, ma lui rifiuta categoricamente questa operazione.

Sette anni di militanza durante i quali si è guadagnato i titoli di 3 campionati Carioca e 2 tornei Rio-San Paolo. Ma i problemi al ginocchio iniziano a farsi sentire e influiscono sulle sue prestazioni.

Con il Botafogo gioca un totale di 325 partite mettendo a segno 102 gol!

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L’addio al Botafogo di Garrincha

Nel 1966 passa così ad un’altra formazione, ossia il Corinthians.

Le più grandi squadre italiane, segnatamente Inter, Juve e Milan tentarono il colpaccio per portarlo in Italia, ma non se ne fece nulla.

I problemi al ginocchio ne condizionano non poco la carriera, ma Garrincha non ne vuole proprio sapere di operarsi, tenendo fede alla decisione presa negli anni scorsi. Cominciano ad affiorare, inoltre, problemi di alcolismo e di tipo sentimentale.

Mostra una forma fisica tutt’altro che invidiabile e lontana dagli standard messi in evidenza con il Botafogo. Viene ceduto così in prestito al Vasco Da Gama, ma si brucia da subito senza disputare neanche un minuto di una singola partita. Se ne va così ai colombiani dell’Atletico Junior, dove disputa almeno una partita. Ma non oltre. L’esperienza in terra straniera dura soltanto una settimana.

Nel 1968 Garrincha tenta la nuova rinascita al Flamengo, squadra per cui patteggiava da quando era piccolo. Sembrava l’alba di una nuova riscossa sportiva, ma si fa vedere soltanto in qualche gara amichevole di poco conto. È chiaro a questo punto che una delle ali destre più forti del mondo attraversi una fase di lento ed inesorabile declino.

Il fine carriera di Garrincha

Un po’ di Italia la scopre nel momento in cui, all’inizio degli anni ’70, si allena con la Lazio, ma non da professionista, bensì da amatore, tanto è vero che prendeva dei piccoli compensi per le sue prestazioni sul campo.

Torna in Brasile nel 1972 andando a giocare in un piccolo club di Rio De Janeiro, ossia l’Olaria. Al Maracanà c’erano 50mila persone nella partita inaugurale contro il Flamengo solo per vedere giocare lui.

In 10 partite totali segna 1 solo gol.

Di fatto, questa è stata la sua ultima esperienza da calciatore professionista. L’addio al calcio si consuma ufficialmente nel 1973 allo stadio Maracanà attraverso una partita simbolica tra i nazionali brasiliani e una selezione di giocatori europei.

Effettua diverse stagioni solamente in ambito amatoriale per non perdere completamente il contatto con il pallone.

Scompare prematuramente a 49 anni a causa di una cirrosi epatica.

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Gli anni verdeoro di Garrincha

Si può dire che Garrincha abbia vissuto il periodo di maggior splendore calcistico con la maglia della Nazionale Brasiliana. Una compagine verde-oro particolarmente gloriosa, considerando le presenze illustri di cui poteva vantarsi. La nazionale più forte di tutti i tempi senza dubbio, e probabilmente la squadra più forte che si sia mai vista su un campo da gioco.

Garrincha partecipa a 2 edizioni della Copa America e a 3 Mondiali, di cui 2 da autentico protagonista. Nel 1958 comincia ad assaporare il dualismo perfetto con un certo Pelé. Una coppia praticamente invincibile sul campo.

Bastava quasi da sola per vincere quel Mondiale in Svezia e infatti così fu. Avevano tutto per dominare nel mondo: fantasia, inventiva, spregiudicatezza. 

Il Mondiale del 1962 rappresenta l’apice di questa ascesa internazionale che si traduce nel titolo di capocannoniere della manifestazione, oltre che miglior giocatore in assoluto. In pratica, dà un contributo determinante alla seconda vittoria consecutiva del suo Brasile. Gli anni d’oro, anzi, verdeoro in tutti i sensi.

Per lui sono state 50 le presenze ufficiali con la maglia del Brasile, condite da 12 gol siglati.

Conclusioni

Garrincha, paradossalmente, avrebbe potuto dare ancora di più al calcio se non fosse stato frenato da problemi fisici e personali. Situazioni contingenti che ne hanno minato il percorso, ma non impedito di sfoggiare larga parte di uno spropositato talento.

Non a caso si configura come uno dei dribblatori più celebri di tutti i tempi. Una gioia costante per gli occhi del popolo che accorreva in massa ad ammirarne le gesta e a conciliarsi con la vera natura e origine del gioco del calcio.