Franco Baresi: la storia del difensore italiano più forte di sempre nel post odierno a cura di Campioni Calcio
Certe bandiere che hanno attraversato il mondo del calcio non vanno mai via: fanno giri immensi e poi ritornano, metaforicamente parlando. Franco Baresi rappresenta una delle vecchie glorie del calcio di una volta, quello nostalgico e ricordato con consensi maggiori da parte degli appassionati.
I tifosi del Milan in particolare, ma non solo, ne conservano un glorioso e triste ricordo allo stesso tempo per quello che fu e non c’è più.
La biografia di Franco Baresi è tinta completamente o quasi di rossonero, con sprazzi di azzurro Italia. Vediamo insieme la vita del più forte difensore italiano di sempre, nel post dedicato ai difensori più forti di sempre, a cura di Campioni Calcio!
Indice dei contenuti
Baresi Milan: una vita in rossonero
La bandiera rossonera per eccellenza, o meglio, una delle tante che sono passate per il grande Milan degli anni ’80-’90.
Franco Baresi (all’anagrafe Franchino Baresi) nasce a Travagliato, comune italiano in provincia di Brescia, l’8 maggio del 1960.
La sua carriera inizia a 15 anni quando l’altra squadra di Milano, l’Inter, lo scarta ad un provino perché considerato inadatto fisicamente per giocare a pallone. Pensate un po’. Gli fu preferito il fratello Beppe Baresi, che negli anni danno vita ad una sfida in famiglia nella Milano dell’epoca.
Nel 1978 esordisce in prima squadra al Milan di Liedholm in un match vinto a Verona. Si intravedono fin da quel momento le sue grandi doti tecniche e caratteriali da vero leader in campo, tanto è vero che un’altra grande bandiera rossonera come Gianni Rivera gli dà subito la benedizione e predice un futuro radioso per quel ragazzo alle prime armi ai tempi, calcisticamente parlando. E fu così.
Dal 1978 al 1997 è stato un punto fermo della formazione rossonera con cui ha vinto tantissimi trofei. Si contano, infatti, nella sua bacheca personale ben 6 Scudetti, ma anche 3 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 3 Supercoppe Europee e 4 Supercoppe italiane.
Ha segnato anche qualche gol in carriera, 31 per la precisione, di cui 21 su calcio di rigore.
Due curiosità su tutte macchiano un po’ il suo glorioso palmares: non ha mai vinto la Coppa Italia e ha il numero maggiore di autogol collezionati in Serie A, ben 8. Record al contrario condiviso con un altro grande difensore del passato, Riccardo Ferri.
Ma non è stato tutto rosa e fiori nella carriera di Franco Baresi, considerando che ha conosciuto per ben due stagioni lo spettro reale della retrocessione in Serie B con il Milan dei primi anni ’80.
Presente in più di 700 partite di Serie A, nel 1997 dà l’addio al calcio a 37 anni.
È andato anche vicinissimo a conquistare il Pallone d’Oro nel 1989, ma gli viene soffiato dal compagno di squadra, Marco Van Basten.
Una carriera da leader quella di Franco Baresi, che si è trascinata anche sul fronte Nazionale e che riviviamo nelle righe successive.
Franco Baresi in Nazionale
Franco Baresi, dal soprannome “El Piscinin”, è stato uno dei punti fermi anche della Nazionale. Con essa ha disputato 81 partite con 1 gol realizzato.
C’è anche lui nella spedizione azzurra al leggendario Mondiale di Spagna 1982, anche se in quel contesto è semplicemente la riserva di Gaetano Scirea, altro grandissimo difensore italiano di quel tempo.
Ai Mondiali del 1986 non vi partecipa causa mancata convocazione, mentre diviene linfa vitale e ricopre una posizione più appariscente nel contesto azzurro con l’arrivo di Azeglio Vicini in veste di ct.
Diventa infatti titolare fisso della difesa italiana agli Europei del 1988 e ai Mondiali di Italia 1990, dove la nazionale si ferma in semifinale in una gara storica tra Italia e Argentina, vinta da Maradona e company ai calci di rigore allo stadio San Paolo. Quella nazionale arriva comunque terza, battendo a Bari l’Inghilterra.
La stessa considerazione tecnica e tattica la comincia ad avere anche Arrigo Sacchi al Milan.
Sacchi si prende anche la Nazionale da ct e ai Mondiali del 1994 sfiora l’impresa insieme a Baresi e compagnia. Ci fermano soltanto i rigori nella celebre finalissima contro il Brasile dove lui sbaglia il primo rigore della serie.
In quel Mondiale peraltro Franco Baresi, capitano della spedizione azzurra, si fa anche male al menisco, ma in tempi record rientra, giusto in tempo per giocare la finale.
Purtroppo non basta per vincere il mondiale, una delle più grandi delusioni della vita da calciatore di Franco Baresi.
Franco Baresi allenatore
Il nome di Franco Baresi si lega a vita al Milan anche in veste di allenatore. Dopo aver lasciato il calcio giocato, prova a vestire i panni del direttore sportivo del Fulham, squadra inglese, ma è una parentesi che dura soltanto 81 giorni precisi. Il richiamo rossonero è ancora troppo forte e irresistibile, così comincia ad allenare la Primavera nel 2002 al posto di Marco Tassotti.
Una permanenza in panchina durata 4 anni prima di passare alla gestione della Berretti rossonera dal 2006 al 2008.
Lasciata anche la panchina, si dedica a ruoli più dirigenziali assumendo la direzione marketing del Milan a partire dal 2008, mentre dal 2017 si qualifica come brand ambassador del marchio rossonero in giro per il mondo.
Franco, Beppe e Regina Baresi: una famiglia di calciatori
La famiglia Baresi ha sempre avuto una certa predisposizione a giocare a calcio. Non soltanto Franco, ma anche il fratello Beppe e Regina Baresi sono calciatori.
Ironia della sorte, i fratelli Baresi hanno giocato diversi derby da avversari, essendo stato Beppe un giocatore dell’Inter per tanto tempo. E pensare che i loro destini potevano incrociarsi nella stessa squadra. Franco fu scartato dall’Inter e passa al Milan, solo per questo non hanno mai giocato insieme. Rivali in campo, simboli della Milano calcistica degli anni ’80.
Regina Baresi è, invece, figlia di Beppe e nipote di Franco. Anch’ella ha assunto il loro DNA ed è diventata calciatrice a livello professionistico nella sua vita. Attualmente è attaccante e capitana dell’Inter Femminile, ruolo che occupa stabilmente da tanti anni.
Due nerazzurri vs 1 milanista: una contrapposizione che non ha scalfito l’armonia e la sintonia a livello familiare.
Conclusioni
Franco Baresi ha vissuto una carriera decisamente di altissimo livello. Fedele ad una sola bandiera e a 2 soli colori, il rosso e il nero. Il Milan ha incarnato Franco Baresi e Franco Baresi ha incarnato il cuore milanista di un tempo.
Quella maglia numero 6 resterà leggenda. Dai più, egli è sempre stato considerato uno dei migliori difensori italiani in assoluto. Interprete del ruolo di libero che rivoluzionò in un certo senso la predisposizione verso la fase difensiva, in particolar modo delle squadre italiane. Infondo il segreto del Milan targato Baresi, Maldini, Van Basten, Gullit e tanti altri risiedeva proprio in Franchino, il ministro della difesa per eccellenza.
Il paragone con Franz Beckenbauer, altro grandissimo difensore del passato, non è poi così azzardato. Punto fermo di una difesa grazie alle sue eccellenti qualità in fase di impostazione e guida del reparto che lo rendevano un calciatore più unico che raro anche da questo punto di vista.
Neanche la tecnica e il tocco di palla raffinato gli mancavano. Un’eleganza di palleggio che probabilmente abbiamo visto soltanto in difensori come Nesta e Cannavaro in epoca moderna, tanto per intenderci. Nomi altisonanti del calcio italiano messi sul piano paradisiaco.
Èlite in cui può rientrare a pieno titolo Franco Baresi. Il Capitano del Milan che fu e che in tanti tifosi rossoneri rimpiangono ancora oggi.
Concludiamo il nostro post dedicato alla carriera di Franco Baresi, con una citazione del grandissimo Gianni Brera:
“Baresi II è dotato di uno stile unico, prepotente, imperioso, talora spietato. Si getta sul pallone come una belva: e se per un caso dannato non lo coglie, salvi il buon Dio chi ne è in possesso! Esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria. Stacca bene, comanda meglio in regia: avanza in una sequenza di falcate non meno piacenti che energiche: avesse anche la legnata del gol, sarebbe il massimo mai visto sulla terra con il brasiliano Mauro, battitore libero del Santos e della nazionale brasiliana 1962.”
[…] del calcio, soprattutto in senso negativo, per quell’immagine iconica relativa alle lacrime di Franco Baresi e dello stesso Roberto […]