Diego Armando Maradona: storia del Pibe de Oro

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Diego Armando Maradona: storia del Pibe de Oro su Campioni Calcio

Bentrovati su Campioni Calcio, il sito dedicato alle biografie dei calciatori più famosi che hanno fatto la storia del calcio. Per il post di oggi vi parleremo di colui che è considerato il calciatore più forte di tutti i tempi: Diego Armando Maradona. Scopriremo insieme tutte le tappe della sua carriera, fatta di successi ed eccessi, e vizi che ne hanno immalinconito il finale di carriera e la sua vita post calciatore. Lo faremo facendoci aiutare dagli amici di Super Napoli, il sito che tratta di sport a Napoli, soprattutto di calcio.

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Diego Armando Maradona: introduzione

Il calcio non rappresenta soltanto uno sport, ma qualcosa di più profondo. Nasconde in sé una vena poetica e narrativa sfuggente, ma ricorrente.

Massima espressione di un movimento che garantisce emozioni e sentimenti per chi le sa vivere. Dietro questi sentimenti, spesso e volentieri, ci sono le gesta di grandi campioni che hanno fatto la storia del calcio. Tra questi certamente Diego Armando Maradona, la cui biografia è disponibile sul sito Diretta-Napoli, il più grande di tutti, stando all’opinione corrente.

La sua vita calcistica e privata è costellata di successi, tumulti e sussulti di ogni tipo, in campo e fuori. Una vita decisamente movimentata che andiamo a rivivere passo dopo passo nella biografia che segue.

Maradona, gli inizi all’Argentinos Juniors

Maradona nasce a Lanus in una famiglia molto povera della periferia argentina il 30 ottobre del 1960. Diego inizia a giocare nell’Estrella Roja, ma, nel 1970 a 10 anni entra nelle giovanili dell’Argentinos Juniors, società di Buenos Aires. Sin dalle origini si scorge a pieno tutto il talento di Diego Armando Maradona con un pallone ai piedi. Già all’età di 16 anni ci si accorge subito delle sue doti magiche. Fu l’Argentinos Juniors la prima squadra della sua carriera nel 1976 e con il quale sigla i primi gol in carriera.

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Maradona al Boca Juniors 

È il Boca Juniors, invece, la squadra in cui si afferma. La sua squadra del cuore di cui è sempre stato tifoso. Con essa vince il titolo del campionato di apertura nel 1981 e mette a segno la bellezza di 28 reti in 40 partite. Tornerà alla Bombonera negli anni ’90 per il suo finale di carriera.

maradona boca

 

Maradona al Barcellona (ma fu a un passo dalla Juventus)

Diego Armando Maradona poteva essere un giocatore della Juventus, ma così non è stato. Col passare degli anni è venuto questo curioso retroscena svelato da lui stesso.

La Vecchia Signora cercò di sfruttare la figura influente di un altro mito del calcio argentino, Omar Sivori, per cercare di portarlo a Torino. Tentativo mai andato a segno per gli alti costi del suo trasferimento.

Così Maradona nel 1982 prende la via di Barcellona per la cifra record, a quei tempi, di 12 miliardi di lire.

Pensi a Diego al Barça e lo accosti inevitabilmente al nome di Andoni Goikoetxea. Di chi stiamo parlando?

Di colui che è passato alla storia per il famoso e violento fallo di gioco durante un Barcellona-Athletic Bilbao che gli provocò la rottura di una gamba. Quello fu un anno piuttosto travagliato dal punto di vista sportivo e personale, tra infortuni, il contagio dell’epatite virale, un Mondiale toppato con la sua Argentina e la dipendenza da cocaina che cresceva sempre più in lui.

 

Anche sul campo le cose non andavano meglio per i pessimi rapporti con l’allenatore dell’epoca, César Luis Menotti, e il presidente Josep Lluis Nunez. 

Il Diego furioso rompe trofei e sconvolge Barcellona

Celebre l’episodio che anticipò la partita di Copa del Rey contro il Real Madrid di Alfredo Di Stefano nel 1983. Maradona e il suo compagno di Bernd Schuster dovevano partecipare alla partita d’addio di Paul Breitner, ma il presidente Núñez negò loro permessi e passaporti per parteciparvi. Fu così che a Diego venne la brillante idea di rompere letteralmente i trofei conservati nella sede sociale del club, tra cui El Trofeo Teresa Herrera, uno dei titoli più vecchi in assoluto conquistati dal Barcellona. 

“Sono pazzo perché non tirano fuori il mio passaporto, e più passano minuti più trofei lancio”

Si diceva urlasse in preda ad un vero e proprio delirio. La storia finì che il presidente gli restituì il passaporto, ma non servì a nulla poiché gli negarono comunque il permesso di partecipare a quel match. Questo è l’episodio che indirizza la carriera di Maradona verso Napoli e lo allontana da Barcellona. Tutto ciò contro la volontà del suo agente Cyterszpiler.

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Maradona al Napoli

La storia scritta nel Napoli e nell’Argentina nazionale – “Maradona è meglio ‘e Pelé”. Basterebbe questo coro coniato dai tifosi napoletani per sintetizzare al meglio quanto abbia dato Diego Armando Maradona al calcio e viceversa.

La consacrazione definitiva di un talento spropositato arriva proprio in maglia azzurra. Furono 7 anni d’oro, tra 1984 e 1991, in cui Napoli ama Diego e Diego ama Napoli.

Un rapporto sviscerale che produce sul campo 2 Scudetti, 1 Supercoppa Italiana, 1 Coppa Uefa e 1 Coppa Italia. E pensare che nella prima stagione con lui in campo il Napoli ottenne una misera posizione di centro classifica. Ma poi, una volta integrato nel calcio italiano, fece assumere al Napoli i connotati della grande squadra e diede vita ad un’appassionante sfida a distanza con gli squadroni del nord, Inter, Milan e Juventus, che infiammò la Serie A degli anni ’80.

Da Napoli fu costretto letteralmente a scappare via dopo essere risultato positivo alla cocaina in un controllo antidoping postpartita di un Napoli-Bari 1-0 del 1991. Quella partita fu decisa dal suo futuro successore nel Napoli, Gianfranco Zola.

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Maradona in nazionale

Di tutto ciò naturalmente ne beneficia anche la nazionale Argentina.

Diego Maradona partecipa a 4 mondiali: 1982, 1986, 1990, 1994.

Quello del 1982 fu ricordato come il Mundial vinto dai nostri azzurri in finale contro la Germania 3-1. L’urlo di Tardelli diventa l’urlo di rabbia di Maradona, che perde contro l’Italia 2-1 uscendo dalla competizione mondiale.

Il Mondiale del 1986 in Messico lo vince praticamente da solo con la ciliegina sulla torta del gol all’Inghilterra, considerato uno dei più belli in assoluto, dopo aver segnato di braccio.

Il Mondiale italiano del 1990, invece, fu perso per un pelo contro la Germania e noi italiani ce lo ricordiamo bene purtroppo, con tanti di semifinale persa ai rigori proprio a Napoli.

Maradona viene poi squalificato per doping da efedrina nel Mondiale 1994, di fatto l’ultima grande competizione della sua carriera prima che le vicende extra-calcistiche e i problemi di droga lo divorassero quasi completamente.

 

La parabola discendente e la fuga in patria

Squalificato per un anno e mezzo, Maradona si trasferisce al Siviglia, dove non lasciò memorabili tracce. Così nel 1993 cercò serenità calcistica e non solo nella sua Argentina, passando dapprima ai Newell’s Old Boys e successivamente al Boca Juniors. Al Boca conclude la sua gloriosa e movimentata carriera nel 1997, anno del suo ritiro ufficiale dal calcio giocato.

Diego Maradona dipendente da droga e donne

Sulla vita privata di Maradona si è reclamizzato di tutto e di più.

La verità è che definirla movimentata è dire poco. Marito di 2 mogli e padre di 5 figli (e sono tanti quelli che dicono di essere suoi figli), in particolar modo ha avuto un rapporto complicato con uno di loro, Diego Armando Maradona Junior, successivamente riconosciuto dopo mille indugi e tentennamenti.

Una vita caratterizzata soprattutto dalla sua dipendenza cronica dalla droga. Si dice che per questo motivo avesse intrapreso frequentazioni scomode a Napoli (appurato poi da compromettenti foto che lo ritraggono con il boss di Forcella Giuliano).

Droga in cambio di ospitate e presenze ad eventi, etc, si diceva sempre.

Un problema serio, quello della droga, che negli anni lo ha costretto a ricoveri ospedalieri e piani di riabilitazione e disintossicazione. L’aumento di peso, la paura più grande superata col tempo con cure specifiche e mirate di dimagrimento, che mise a serio repentaglio la sua salute nei primi anni 2000. Un declino psicofisico sempre più evidente e preoccupante nelle dimensioni e nelle proporzioni.

Le donne sono state poi un altro punto debole per lui. Gioie e dolori. Il vizietto lo ha sempre avuto anche e soprattutto quando era un professionista, ma tutto ciò non sembra aver compromesso in alcun modo le sue abilità calcistiche, anzi. 

Il flirt con Wanda Nara?

Un clamoroso gossip scuote la vita sentimentale di Diego Armando Maradona, come se non lo fosse già abbastanza. El Pibe è stato davvero a letto con la moglie di Mauro Icardi, Wanda Nara? Stando ad una testimonianza in particolare, sembrerebbe proprio di sì. A rivelarlo è l’attrice e presentatrice Mirtha Legrand durante un’intervista, molto nota in Argentina. Una notte di passione si sarebbe consumata tra loro:

“Mi ricordo che a volte si era parlato di qualche loro uscita. Io stavo pranzando a Mar del Plata, sulla Costa Galaba, e quando stavo per uscire mi si avvicinò lei che mi disse “Perché non mi inviti nel tuo programma?”. Io le risposi: “Sei quella che è stata con Maradona? Ieri notte non mi avete fatto dormire”.

Io ero nella suite presidenziale, vicina a loro, e non si poteva dormire per il rumore. Si muovevano i mobili, non so cosa facevano. Questo racconto è vero e accadde tanti anni fa. Fui testimone uditiva dell’incontro”.

Lo schiaffo al giornalista per un voto basso 

La storia del pagellista merita di essere menzionata. Una nota vicenda personale che ha fatto scalpore negli anni d’oro del Pibe. Maradona arrivò alle mani con un giornalista di una tv privata napoletana.

La causa: un voto basso ricevuto in pagella. Quel 3,5 non gli andò proprio giù, al punto che aspettò il giornalista in questione sotto la sede della tv per mollargli uno schiaffo.

Le celebri e scomode citazioni di Diego

Persino nella veste di allenatore Maradona ha avuto modo di far parlare di sé per dichiarazioni a tratti sconvolgenti.

La sua Argentina nel 2010 si qualificò al Mondiale e subito dopo se ne uscì in conferenza stampa con queste parole rivolgendosi ai giornalisti presenti:

“Adesso, e chiedo scusa alle signore, me lo potete succhiare e continuare a succhiarmelo”.

Una frase che gli costò una squalifica di due mesi da parte di Blatter, apostrofato a sua volta come “mafioso”, al pari di Matarrese, ex presidente FIGC Italia. Per non parlare di quando tuonò il quantomai celebre “Hijos de putas” ai tifosi italiani durante la finale mondiale del 1990 Argentina-Germania.

“Pensate che trio, me, Messi e Che Guevara”, arrivò a dire una volta in pieno stile argentino. Con le parole non le ha mai mandate a dire, anzi.

Maradona progressista amico di Gianni Minà e Fidel Castro

Diego Armando Maradona e Gianni Minà hanno avuto un rapporto speciale e privilegiato che rompeva gli schemi tradizionali del giornalista vs calciatore.

Minà è stato quasi un “secondo padre” per lui. Ogni volta che si ritrovavano faccia a faccia, a titolo ufficiale o meno, sembrava di assistere ad una conversazione tra padre e figlio. Un’intervista con Minà veniva prima di tutti. Un rapporto che travalicava i confini del calcio per addentrarsi nella politica e nelle ideologie notoriamente di sinistra di entrambi.

Si intendevano anche e soprattutto da questo punto di vista. Diego si fece portavoce di un popolo e di un movimento sociale e puntava al riscatto di un’intera città, Napoli, e per questo Minà lo esaltava. Il primo scudetto vinto in Italia, ad esempio, assunse un significato sociale enorme in contrasto con il predominio dei grandi club del nord.

Amico di Fidel Castro, leader politico di Cuba, Maradona rappresentava un personaggio scomodo anche sotto questo profilo. Dichiaratamente progressista, non ha mai assunto un atteggiamento accomodante verso il mondo del calcio e non solo, tutt’altro.

Da Fidel ha avuto sostegno in particolare nei suoi anni bui, ad esempio quando agli inizi del 2000 andò a curarsi a Cuba per disintossicarsi dalla cocaina. Un’incomunicabilità di fondo tra gli USA e la figura di Maradona ne caratterizzava il personaggio a causa delle sue idee progressiste e dell’impegno politico anti-capitalista.

Un’”amistad” forte tra Fidel e Diego che andava al di là del calcio e che sfociava nel riscatto sociale e nel comune nemico americano. Sul braccio El Pibe ha tatuato il suo volto, segno di un’ammirazione profonda per la rivoluzione cubana.

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Morte Maradona

Purtroppo Il Dio del Calcio ci ha lasciato a soli 60 anni (compiuti poche settimane prima) a seguito di un intervento chirurgico alla testa. Fatale un arresto cardiaco per il campione argentino. La notizia è stata data per primo dal quotidiano argentino Clarìn il 25 novembre 2020.

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Conclusioni

Non era un uomo comune, ma complesso. Ogni pallone che toccava diventava oro, che fosse un’arancia, una pallina da tennis o da ping pong poco importava. L’importante era incollarla ai suoi piedi. Unico nel suo genere e nelle sue mille declinazioni. Per sempre.

 

Il nostro post alla scoperta della vita quanto mai complessa di Diego Armando Maradona, termina qui. Alla prossima con i post a cura del nostro sito.

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