Ruud Gullit: la storia del “Tulipano nero”

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Ruud Gullit: la storia del Tulipano nero nel post di Campioni Calcio

Il mondo del calcio si è sempre distinto per la presenza e, talvolta, ingombranza/rilevanza di personaggi un po’ eccentrici e considerati “particolari” per i loro look o la loro vita a dir poco sregolata condotta fuori dal campo di gioco. Ruud Gullit rappresenta l’emblema di questo assunto di massima. Colui che veniva soprannominato dai tifosi “Tulipano nero” o  ancora “Simba”, nomignolo coniato per lui niente meno che da Gianni Brera, per la folta capigliatura caratterizzante simile alla criniera di un leone, è stato protagonista del Milan di Sacchi, con il quale ha vinto praticamente tutto.

Gullit è uno di quei giocatori che tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 ha fatto sognare tanti appassionati di calcio. In Italia lo si ricorda soprattutto per le sue gesta tecniche nell’allora Milan di Berlusconi, ma ha lasciato un buon ricordo anche alla Sampdoria, dove ha giocato nella stagione 1993-94.

La sua carriera sportiva lo eleva a uno dei più grandi di sempre di quell’epoca.

Il “leone olandese” si è saputo ben districare in mezzo ad altri mostri sacri del pallone come Maradona e van Basten, per citarne due a caso, quest’ultimo peraltro suo compagno di squadra in rossonero. Spettacolari i duelli poi nei derby in quegli anni con Matthäus, in una sfida tra olandesi e tedeschi che infiammavano la Milano dell’epoca.

Vediamo, nelle righe che seguono, gli step principali della vita di Ruud Gullit, personali e professionali, che ne hanno caratterizzato la vita sportiva. Benvenuti su Campioni Calcio!

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Ruud Gullit in azione

Ruud Gullit, gli inizi in Olanda

Ruud Gullit nasce ad Amsterdam il 1° settembre del 1962 e dà i primi calci ad un pallone in modo professionistico tra il 1979 e il 1985.

Dal 1979 al 1982 indossa la maglia dell’Harleem (squadra olandese) per poi trasferirsi nei successivi 3 anni di permanenza al Feyenoord, altra squadra d’Olanda, tra le più prestigiose in patria. Qui cominciano a venir fuori tutte le sue qualità e non lo testimoniano soltanto i numeri (85 presenze e 31 gol).

In 3 stagioni vince 1 scudetto e 1 Coppa d’Olanda.

Più o meno lo stesso bottino personale accumulato durante il periodo al PSV. Ha giocato lì dal 1985 al 1987, collezionando 2 titoli d’Olanda. 

Il 1987 è l’anno della definitiva sublimazione delle sue capacità calcistiche sulla scena internazionale. Il Pallone d’Oro è suo e nello stesso anno approda in Italia per la cifra monstre, all’epoca, di 13,5 miliardi di lire. È il Milan ad accaparrarselo. Avrebbe potuto vincere un altro pallone d’oro nel 1988, se non ci fosse stato un certo Marco Van Basten davanti a lui.

Gullit e Cruijff a Feyenoord 1983
Gullit e Cruijff a Feyenoord 1983

Ruud Gullit al Milan

Il nuovo presidente del Milan, Silvio Berlusconi, decide di fare un grande regalo ai suoi tifosi acquistando Ruud Gullit dal PSV. Quel ragazzo con la criniera di cui ancora si sapeva ben poco. Neanche lui forse sapeva fino in fondo che quel trasferimento in rossonero sarebbe stato la svolta della sua carriera.

Il periodo d’oro, in tutti i sensi, durerà dal 1987 al 1993. Quel Milan è considerato ancora oggi dai più uno dei più forti nella storia del calcio, se non il più forte in assoluto, annoverando in squadra gente del calibro di Frank Rijkaard e Marco Van Basten.

Il trio olandese delle meraviglie, ma non solo: Baresi, Maldini, Costacurta, Ancelotti, Donadoni, Tassotti. Una squadra fortissima e allenata da Arrigo Sacchi prima e Capello poi. Gli avversari in quegli anni erano il Napoli di Maradona, l’Inter dei tedeschi, la Samp di Boskov e la Juventus di Agnelli. Erano anni incredibili per il calcio italiano, in cui i migliori calciatori del mondo giocavano tutti in Italia.

La squadra di Arrigo Sacchi sale ben 2 volte sulla vetta più alta d’Europa, alzando 2 Coppe dei Campioni consecutive, nelle stagioni 88/89 e 89/90. In aggiunta a ciò vanno citate 2 Coppe Intercontinentali, 2 Supercoppe Europee e 1 Supercoppa Italiana.

Mitica la gara, entrata poi nella storia del calcio: Milan-Real Madrid 5-0 del 1988 che consente ai rossoneri di passare il turno e di vincere poi la Coppa Campioni del 1988-89.

Gullit è qui uno dei protagonisti del match, segnando anche di testa!

Neanche l’arrivo del nuovo allenatore Fabio Capello scalza quell’aura da vincente avvolta intorno a Gullit e a quel Milan. Con lui in panchina Ruud aggiunge in bacheca 2 scudetti e 1 Supercoppa Italiana, tra il 1991 e il 1993.

Fantastico il trio olandese del Milan, della quale vi postiamo un’iconica foto:

Trio olandesi Milan

In totale sono 56 gol in 171 partite complessive, prima di lasciare il Milan per la Sampdoria (per poi ritornare al Milan nella stagione 1994-95).

Ruud Gullit alla Sampdoria

Neanche la breve parentesi alla Sampdoria sconfessa le grandi qualità di Ruud. Alza infatti la Coppa Italia in blucerchiato e conduce la sua squadra ad un più che onorevole terzo posto finale nella stagione 1993/94. Qui gioca 31 gare condite da 15 gol siglati.

La vendetta è un piatto che va servito freddo: decima giornata di campionato, Genova, Sampdoria-Milan, sfida scudetto. Partita sul 2-2 fino a quando su passaggio smarcante di un compagno di squadra, Ruud Gullit lascia di sasso il suo ex compagno di squadra ai rossoneri, Sebastiano Rossi, e segna il gol-vittoria contro la sua ex squadra. Partita che termina 3-2 per i doriani, anche se non servirà alla Sampdoria per vincere la scudetto. La vendetta di Gullit nei confronti del Milan è servita!

Torna alla Samp anche nella stagione 1994-95, dove gioca 22 gare con altre nove reti siglate.

Ruud Gullit al Chelsea

La stagione successiva si concretizza il suo ritorno al Milan, giusto in tempo per fargli vincere un’altra Supercoppa Italiana. 

Per contrasti con la dirigenza, Gullit torna nuovamente alla Samp per poi trasferirsi nel 1995-96 al Chelsea. Gioca qui per 3 stagioni in Inghilterra, prima di annunciare ufficialmente l’addio al calcio giocato a 36 anni.

Quell’esperienza londinese la si ricorda in particolare per 2 motivi. In primis, il passaggio fulmineo dal ruolo di centrocampista offensivo/attaccante al ruolo di difensore centrale. In secundis, la conquista con i Blues della FA Cup nella doppia veste di allenatore e giocatore. Di fatto quel trofeo lo consegna agli almanacchi e alla storia del calcio britannico come il più giovane allenatore non britannico ad alzarlo. 

gullit chelsea

Ruud Gullit in Nazionale

L’Olanda di fine anni ’80/inizio anni ’90 non è paragonabile a quell’Olanda di Crujiff che ha cambiato il modo di intendere il calcio nell’epoca moderna, ma in qualche modo si ispirava ad essa negli interpreti. 

L’asse Ruud Gullit-Marco Van Basten, in particolare, dà grande lustro all’allora Paesi Bassi, vincendo un Europeo nel 1988. Tuttavia, dopo sono arrivate soltanto delusioni e poca gloria tra il Mondiale del 1990 e del 1994, disputati entrambi da Gullit. Quella Nazionale viene ricordata a distanza di tanti anni non tanto per i successi quanto, invece, per i nomi di prestigio che ne hanno reso grande onore.

In 13 anni Ruud Gullit ha messo a segno con la casacca orange 17 gol in 66 partite.

gullit olanda

Ruud Gullit allenatore

Il tulipano Gullit inizia la sua esperienza da allenatore alla guida del Chelsea dove aveva concluso la sua carriera da calciatore. Con il Newcastle, nel 1998, perde la finale di FA Cup al suo primo anno di insediamento.

Allena poi la nazionale olandese under 19 nel 2003 e poi assume la carica di vice selezionatore in Nazionale maggiore. Nella fattispecie, affianca il ct Dick Advocaat agli Europei di Portogallo del 2004.

Poi passa al Feyenoord, che condurrà per 3 stagioni prima di approdare ai Los Angeles Galaxy tra il 2007 e il 2008. 

Nel gennaio 2011 lo ingaggia il Terek Grozny, squadra di prima divisione russa. Un’esperienza non propriamente positiva, per usare un eufemismo, chiusa nel giugno dello stesso anno per i pessimi risultati ottenuti. La squadra è al penultimo posto in classifica e per questo motivo viene sollevato dall’incarico.

Fallisce anche l’obiettivo di condurre la sua Olanda con il ct Advocaat al Mondiale del 2018.

Un fallimento Nazionale sotto tutti i punti di vista a causa del quale gli viene revocata la carica di vice commissario tecnico.

Attualmente Ruud Gullit risulta essere oggi ambasciatore per l’Europeo itinerante del 2020 che si giocherà tra pochi mesi, con un anno di ritardo. Inoltre, si destreggia di tanto in tanto nel ruolo di opinionista televisivo.

gullit allenatore

Ruud Gullit vita privata

Di questo campione olandese si è sempre sparlato anche riguardo alle sue doti al di fuori del campo di gioco. Un clima bollente e in modalità hot alimentato soprattutto da uno dei suoi allenatori del passato, Arrigo Sacchi. Durante un’intervista concessa al quotidiano La Verità, l’ex allenatore del Milan svela un aneddoto alquanto spinto e curioso su Gullit, ma che riguardava di riflesso l’intera squadra. 

All’epoca, il presidente Berlusconi chiede alla sua squadra di astenersi dalle prestazioni sessuali per almeno un mese al fine di portare a termine la vittoria dello scudetto.

Una richiesta che solleva lo sdegno dello stesso Ruud, il quale insorge e risponde testualmente piccato:

“Presidente, io con le p**** piene non riesco a correre”. 

Quantomai esplicativo e diretto, lui che ha avuto una vita sentimentale alquanto movimentata al pari di quella calcistica: sposato 3 volte e con 2 figli a carico per ciascun matrimonio.

Conclusioni

Difficile, se non impossibile, passare inosservato con quelle treccine e quei baffi vistosamente etichettanti. Ruud Gullit è stato uno di quei giocatori iconici e rappresentativi di un certo stile che hanno infiammato l’epopea probabilmente tra le migliori della Serie A, vissuta tra gli anni ’80 e ’90. Giocavano i migliori giocatori del mondo in quel periodo nel nostro campionato e lui era iscritto a pieno titolo in questa cerchia. Un personaggio e un calciatore di quelli indimenticabili, per tanti motivi. 

Centrocampista tendente all’attacco, il cui punto di forza principale risiedeva nella prestanza fisica abbinata ad una progressione invidiabile. Da vecchio leone olandese. Chi l’ha vissuto con i propri occhi può testimoniare, per tutti gli altri ci sono i filmati che riconciliano con il calcio. Quello di una volta, quello vero.

Vi lasciamo con una dichiarazione che fece di lui Arrigo Sacchi, suo allenatore al Milan:

«Aveva una potenza fisica straordinaria, un grande carisma e per i compagni era un vero trascinatore. Quando partiva lui, con la criniera al vento, era come se squillasse la tromba dell’assalto.»

 

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