Cafu, biografia del terzino di Roma, Milan e Brasile nel post a cura di Campioni Calcio
Il numero di talenti del calcio espressi dal Brasile non si può contare sulle dita di una mano. Impossibile per mole, quantità e qualità di materiale umano e tecnico sviluppato. Il Brasile, dopo anni di assestamento sul piano dei risultati, sta ritornando a macinare gioco e prestazioni. E pensare che una volta c’erano giocatori del calibro di Ronaldo, Rivaldo, Roberto Carlos e Cafu, tanto per citarne solo alcuni, capaci di portare tantissimi trofei.
Marcos Evangelista de Moraes, in arte Cafu, sulla fascia destra volava letteralmente. Ecco perché è considerato dai più uno dei più forti terzini in assoluto che abbiano calcato un campo da calcio. Tutto sommato una descrizione fedele e rappresentativa del calciatore in questione. Un mix di abilità di spinta e grande progressione tecnica nel lungo e nel breve.
Vediamo in questo nuovo post a cura di Campioni Calcio, la storia e gli step professionali di Cafu, tra Roma, Milan e Nazionale Brasiliana, di cui era capitano. Bentornati sul nostro portale!
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Cafu al San Paolo
Marcos Evangelista de Moraes, meglio noto come Cafu, nasce a San Paolo il 7 giugno del 1970. Cresciuto in una famiglia disagiata, nel quartiere di Jardim Irene, il giovane intraprende presto il cammino verso la carriera di calciatore con il soprannome di Cafu, in onore dell’ala brasiliana Cafuringa, idolo del padre.
La carriera di Cafu inizia ufficialmente nel 1977 quando viene ingaggiato per le giovanili del Nacional, club della città di San Paolo. Il tempo di farsi le ossa a livello giovanile e giunge la prima opportunità seria proprio al San Paolo, una delle squadre più gloriose del campionato brasiliano.
È il 1989 e Cafu si presenta come un perfetto sconosciuto, seppur avendo a disposizione mezzi tecnici notevoli, soprattutto per un difensore. A 19 anni si conquista subito il posto da titolare e non lo lascia più.
Talvolta viene schierato persino da centrocampista avanzato o addirittura da attaccante, sfruttando la sua spiccata propensione offensiva. Ma ciò non vuol dire che trascuri la fase difensiva. Tutt’altro.
Una presenza pressoché indispensabile, al punto tale che si guadagna il titolo di capocannoniere a suon di gol. Un bomber inedito, ma efficace. Con queste prestazioni inevitabili i primi trofei vinti in carriera, tra cui il titolo brasiliano nel 1991, 2 Coppe Libertadores consecutive nei due anni successivi e la Coppa Intercontinentale alzata al cielo ai danni del Milan nel 1993.
Dopo 97 presenze con 7 gol realizzati, si trasferisce in Spagna, al Real Zaragozza, dove però resta solo un anno prima di tornare in Brasile, tra le fila del Palmeiras.
Cafu al Palmeiras
Prima del trasferimento ad un’altra squadra del Brasile, il Palmeiras, Cafu come detto spicca il volo verso l’Europa. Precisamente in direzione Spagna e, per essere ancora più specifici, verso Saragozza. La squadra locale del Real Saragozza usufruisce delle prestazioni per una stagione, giusto in tempo per vincere la Coppa delle Coppe.
Una volta chiusasi questa breve parentesi, si concretizza realmente il passaggio al Palmeiras. In questa sede vince il campionato Paulista nel 1996 e sotto la guida del tecnico Vanderlei Luxemburgo migliora e affina ulteriormente le sue grandi qualità tecniche.
Con i brasiliani gioca un totale di 91 presenze con 12 gol.
Ma nel 1997 si concretizza il suo passaggio alla Roma di Sensi, dove gioca al fianco di grandissimi campioni, come Francesco Totti.
Cafu alla Roma
Cafu è ormai un giocatore affermato in patria, mentre in Europa non si sono ancora svelate completamente tutte le sue qualità. A fiutare l’occasione c’è la Roma di Franco Sensi che lo acquista dal Palmeiras nel 1997. Prezzo dell’operazione 13 miliardi di lire. Zeman, l’allora tecnico giallorosso, lo fa esordire subito ad Empoli nella prima di campionato. La Serie A lo incorona subito come uno dei giocatori più promettenti già ad inizio stagione.
Da questo momento in poi nasce la leggenda di “Pendolino”, soprannome con cui verrà riconosciuto universalmente dai tifosi della Roma, ma non solo. Con Fabio Capello in panchina le cose vanno ulteriormente per il meglio sia a livello personale che di squadra.
Cafu diviene il perno imprescindibile di quella formazione che sarà condotta allo storico Scudetto targato 2001. Ciliegina sulla torta la Supercoppa italiana dell’anno successivo.
Fa il suo esordio in Champions League in un match di qualificazione datato 2002 contro il Galatasaray. L’avventura in giallorosso si chiude nel 2003, ma non l’esperienza italiana.
Con la Roma gioca un totale di 218 partite con 8 reti totali.
Cafu al Milan
Al posto della Roma si inserisce il Milan. I rossoneri lo prendono a parametro zero e il tecnico Carlo Ancelotti ne fa anch’egli un perno fondamentale di quella retroguardia, tanto è vero che risulta essere uno dei calciatori più impiegati a dispetto dei suoi 33 anni. Una difesa che annovera personalità del calibro di Nesta, Maldini e Costacurta. Non serve aggiungere altro.
Il primo trofeo agguantato in rossonero è la Supercoppa Europea del 2003 ai danni del Porto, dopo aver perso qualche tempo prima la Supercoppa italiana contro la Juve.
Giunge il primo Scudetto nella stagione 2003/2004, così come la seconda Supercoppa italiana, stavolta avendo la meglio sulla Lazio. Uno dei reduci di quella tristemente nota finale di Champions persa a Istanbul contro il Liverpool.
L’infortunio al ginocchio comincia a debilitarlo non poco. La rivincita contro il Liverpool è servita nel 2007 e ad arricchire il palmares ulteriormente ci pensa la Supercoppa Europea sottratta al Siviglia nello stesso anno.
Il 18 maggio 2008 Cafu gioca ufficialmente la sua ultima partita con la maglia del Milan, nonché l’ultima in carriera prima di annunciare il ritiro dal calcio giocato.
Con i rossoneri gioca un totale di 166 presenze con 4 reti messe a segno.
Cafu in Nazionale
Cafu rappresenta uno degli esponenti più luccicanti della generazione brasiliana anni ’90/2000 che ha sfoderato fior di campioni. Appartenente ad una stirpe rara che lentamente sta tentando di rifiorire. L’esordio con i verdeoro ufficialmente ratificato nel 1991. Partecipa alla Copa America da titolare e prende parte ai Mondiali del 1994 da vincitore, ma in un ruolo marginale. Partecipa però alla finale trionfale contro l’Italia.
Ai Mondiali di Francia 98 la fascia destra è sua di diritto. L’anno dopo vince la Copa America e sotto la gestione di Felipe Scolari guida il gruppo del 2002 ad un altro titolo mondiale. In quell’edizione di Corea e Giappone l’ex rossonero raggiunge un record storico a livello personale, vale a dire la terza finale mondiale consecutiva disputata in carriera, peraltro consecutiva.
Nel 2006 il ct Parreira punta ancora su di lui per i mondiali tedeschi, ma verranno ricordati solo per aver primeggiato in quanto giocatore brasiliano con più presenze ad una competizione iridata. Con la Francia ai quarti di finale disputa l’ultima partita con la maglia della Seleçao, nonostante l’intenzione di continuare a indossare quei colori.
Tuttavia, il ct Dunga sopraggiunge e non lo tiene mai davvero in seria considerazione negli anni seguenti.
Nel 2020 France Football lo inserisce nel dream team del Pallone d’Oro e lo considera come il miglior terzino destro di tutti i tempi. Secondo il The Guardian, autorevole quotidiano, è uno di quei 30 calciatori che hanno lasciato un marchio indelebile per il gioco del calcio. Attualmente è ambasciatore del Mondiale in Qatar del 2022.
Può contare con il Brasile un totale di 142 presenze con 5 reti messe a segno.