Bruce Grobbelaar: biografia dell’iconico portiere del Liverpool nel post a cura di Campioni Calcio
Nella storia del calcio, il portiere ha sempre assunto un ruolo di primo piano. Una posizione a dir poco centrale nel gioco più seguito e praticato al mondo che ha occupato un certo Bruce Grobbelaar. Un nome che ai più giovani, probabilmente, non dirà nulla, ma che ai nostalgici del calcio, invece, ricorderà tanto. Un portiere dalle caratteristiche e dalla personalità piuttosto bizzarra e controversa, considerando i suoi trascorsi dentro e fuori dal campo che lo hanno reso immortale e iconico. E se lo ricordano, ahimé molto bene i calciatori e i tifosi della Roma, alla quale sfila una coppa dei Campioni con le sue gesta dal dischetto.
Vediamo nel post odierno dedicato ai portieri famosi, gli step della vita professionale e alcune curiosità su Bruce Grobbelaar. Benvenuti su Campioni Calcio!
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Bruce Grobbelaar: gli inizi
Bruce Grobbelaar nasce a Durban, in Sudafrica, il 6 ottobre del 1957. Ben presto si trasferisce nello Stato dello Zimbabwe. E pensare che durante l’infanzia gli sport praticati erano ben lontani dal calcio. Si destreggia infatti in maniera pressoché perfetta tra cricket, baseball e rugby. Ma, poi, il destino gli riserva qualcosa di molto diverso. Il primo contratto con una squadra di calcio lo firma con i Jomo Cosmos, una compagine sudafricana.
Al di fuori dell’ambito sportivo Grobbelaar intraprende la carriera da militante della Guardia Nazionale dello Zimbabwe, avendo a che fare in prima persona con una sanguinosa guerra civile in atto nel Paese negli anni ’70.
L’esperienza dura dal 1977 al 1979 fino a quando i canadesi dei Vancouver Whitecaps non decidono di ingaggiarlo per la difesa dei propri pali. Una parentesi brevissima e non propriamente memorabile sul piano del gioco e delle prestazioni.
Per questo motivo cambia subito squadra e diventa portiere del Crewe Alexandra, società inglese. Gli anni ’80 sono la svolta di una carriera. Dopo essersi messo in mostra in un campionato minore inglese, un giorno giunge una chiamata da Liverpool. E da lì possiamo tranquillamente dire che la sua carriera prende il volo definitivo.
Bruce Grobbelaar al Liverpool
Una delle società più gloriose in assoluto della Premier League ha messo gli occhi su Bruce Grobbelaar e intende affidargli il ruolo di primo portiere. Il sudafricano realizza così una scalata quasi inaspettata fino a quel momento e si concretizza il sogno di giocare ad Anfield Road, uno degli stadi più incantevoli e suggestivi dell’intero panorama calcistico mondiale. Un esempio vivente per tutti i portieri africani, troppo spesso non considerati.
Viene ingaggiato nel 1981 e alla sua prima stagione in Inghilterra fioccano i trofei. A quei tempi il Liverpool era una delle squadre più vincenti dell’intera Premier e non si smentisce neanche con l’arrivo di Grobbelaar. Anzi. Il potenziale aumenta ulteriormente.
Giunge il double nella stagione 1981/82 con campionato e Coppa di Lega. L’anno dopo i trofei passano a 3 con campionato, Coppa di Lega e Charity Shield, l’attuale Community Shield.
Nel 1984 il nome di Bruce Grobbelaar riecheggia a livello europeo e ne sa qualcosa una squadra italiana, la Roma. Quella Coppa dei Campioni alzata il cielo dal portiere sudafricano proprio allo Stadio Olimpico rappresenta ancora una ferita aperta per tutti i tifosi romanisti.
Conti e Graziani in quella finale vengono letteralmente ipnotizzati dai movimenti e dalle mosse a dir poco bizzarre che egli metteva in atto sulla linea di porta. Queste sue movenze funzionano per alterare la loro concentrazione e sono determinanti in 2 rigori sbagliati consecutivi che, di fatto, consegnano la coppa agli inglesi.
Bruce entra nella storia di diritto come primo calciatore sudafricano a conquistare una Coppa dei Campioni. Un traguardo non certo di poco conto che dimostra le tantissime qualità di Bruce Grobbelaar e, possiamo dirlo, anche un pizzico di furbizia. Quella danza sulla linea di porta alquanto scoordinata produce gli effetti sperati.
Prende parte ad un’altra finale di Coppa dei Campioni nella stagione 1984/85. Una partita passata anche quella alla storia contro un’altra italiana, la Juve, ma in negativo per ciò che successe al di fuori del campo. L’Heysel di Bruxelles divenne una vera e propria carneficina con 39 morti tra i tifosi, soprattutto juventini. Uno tra gli eventi più tristi nella storia del calcio in assoluto.
Quella strage costa cara a Grobbelaar e al suo Liverpool, radiato per 6 anni dalle Coppe europee per quei fatti scatenati dai propri hooligans. Nonostante ciò, il sudafricano rimane fedele alla sua squadra e disputa tutte le stagioni da titolare fino al 1994, intervallata dalla breve parentesi con lo Stoke City, durata appena 4 gare nella stagione 1992-93.
In 13 anni di Liverpool sono accumulati a livello personale 6 campionati, 3 FA CUP, 3 Coppe di Lega, 1 Coppa dei Campioni e 5 Community Shield. Dopo una vita ad Anfield Road si consuma nel 1994 il trasferimento ad un’altra squadra inglese, il Southampton.
Con il Liverpool gioca in totale 412 gare, divenendo uno dei migliori portieri della storia della squadra inglese.
Le accuse di calcioscommesse a Bruce Grobbelaar
Proprio nel periodo topico di una carriera sul piano negativo per le accuse mosse a suo carico in merito a vicende di calcioscommesse. Viene accusato di associazione a delinquere, ma assolto totalmente dai fatti incriminati qualche anno dopo. Con tanto di risarcimento danni.
Dopo questa triste vicenda la carriera di Grobbelaar subisce un declino inesorabile che lo porta a giocare nelle serie minori inglesi tra Plymouth, Oxford United e Sheffield Wednesday.
Cambia 4 squadre in 2 anni e la quarta di esse sarà l’Oldham Athletic. Gioca nel Bury e nel Lincoln City, prima di approdare nell’ultimo anno da calciatore ai sudafricani dell’Hellenic.
Prima di lasciare definitivamente il calcio giocato entra nella storia del calcio sudafricano per essere stato il giocatore più vecchio a disputare una partita nel campionato nazionale alla veneranda età di 44 anni.
Bruce Grobbelaar in Nazionale
Bruce Grobbelaar è più di un pezzo di storia nel suo Paese. Lo Zimbabwe non vanta una tradizione calcistica particolarmente florida e vincente, ma ha potuto contare su un pezzo da novanta, sportivamente parlando, come lui.
Gioca 21 partite suddivise tra Coppa D’Africa e qualificazioni Mondiali. Evento al quale questo Paese africano non ha mai partecipato. Sfiora per pochissimo la qualificazione al Mondiale del 1994. Milita con i suoi connazionale fino a 41 anni per poi indossare la doppia veste di allenatore e giocatore per un breve periodo.
Proprio da allenatore ottiene fortune non propriamente invidiabili, tanto è vero che il suo curriculum è scarno sotto questo punto di vista. Ci si ricorda solo dell’epica impresa di aver condotto la squadra sudafricana dei Seven Stars al quarto posto in campionato dopo una rincorsa forsennata dalla zona retrocessione. Troppo poco, effettivamente, se pensiamo alla sua carriera da calciatore.
[…] Gli anni ’80 sono stati l’epoca d’oro del calcio italiano, anche e soprattutto per la presenza di grandi squadre e grandissimi calciatori. Non a caso la Serie A veniva considerato il campionato più bello e ambizioso al mondo, motivo per cui il brasiliano Falcao ha deciso di soggiornarvi, dando vita alla Roma di Falcao, vincente in Italia e “quasi” in campo europeo, con una finale di coppa Campioni proprio all’Olimpico, persa ai rigori contro il Liverpool di Grobbelaar. […]
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