Johan Cruijff: la biografia del campione su Campioni Calcio
Quando si fa riferimento ad un genio del calcio, un artista a tutto tondo non puoi non ricondurti alla personalità di Johan Cruijff.
Gli amanti di quel calcio esteta e affascinante ne tessono ancora oggi le lodi, riconoscendone un’innata creatività. Ancora oggi rappresenta una di quelle figure che, al pari di altri grandi personaggi come Maradona, Pelé, Di Stefano, etc. è entrata di diritto nella storia del calcio.
Precursore di un certo stile di gioco moderno, Cruijff è uno degli esponenti di quella Olanda degli anni ‘70 ricordata ancora come una grande Nazionale. A contare non sono i titoli, ma un nuovo modo di fare calcio che si sarebbe poi imposto dagli anni ’70 fino ai giorni nostri. La sua biografia coglie a pieno questo punto di passaggio cruciale dal vecchio al nuovo calcio dalle tendenze rivoluzionarie.
Indice dei contenuti
- 1 Johan Cruijff: gli inizi e la carriera all’Ajax
- 2 Cruijff al Barcellona
- 3 La carriera negli USA e le ultime apparizioni in campo
- 4 Cruijff catalano nell’anima
- 5 Cruijff al Milan per una sola volta
- 6 L’Olanda versione “Arancia meccanica”
- 7 Da Cruijff prende ispirazione Holly e Benji
- 8 Johan Cruijff allenatore
- 9 Cruijff morte
- 10 Conclusioni
Johan Cruijff: gli inizi e la carriera all’Ajax
Johan Cruijff, all’anagrafe Hendrik Johannes Cruijff, nasce il 25 aprile del 1947 ad Amsterdam, capitale dell’Olanda. Figlio di Manus Cruijff e Nel Draaijer, i quali si erano trasferiti in via Tuinbouwstraat, dove avevano acquistato una abitazione popolare con un negozio di frutta e verdura, Johan passa l’infanzia giocando al calcio per le vie della città e dando mostra delle sue doti già a cinque anni.
Alla morte del padre per un attacco cardiaco, la madre vende il negozio e inizia a lavorare come commessa nello stadio dell’Ajax, forse un segno del destino. Intanto Johan, scartato dal servizio militare per piedi piatti, inizia la sua carriera da calciatore nelle giovanili dei lancieri, dove diviene una promessa per tutto il calcio mondiale. In quel periodo conosce anche la futura moglie, Danny Coster, modella e figlia di un noto imprenditore olandese, che sposa nel 1968, e con la quale mette al mondo tre figli (uno di questi, Jordi, diviene anch’egli giocatore del Barcellona).
Quel numero 14 cucito sulla maglia farà dell’Ajax e dell’Olanda la storia del calcio mondiale.
Cruijff ha sempre avuto delle qualità tecniche indiscutibili al di là delle sue cifre. A metà strada tra un attaccante e un trequartista, dal dribbling estremamente essenziale ed efficace. Era ambidestro, potente e allo stesso tempo elegante nelle sue giocate. Con il gioco totale olandese riusciva ad unire coralità di squadra ed individualità. La corsa non è mai stata mai il suo forte, tanto che in un’intervista passata alla storia, dichiara:
Ogni allenatore parla di movimento, dice di correre sempre. Io dico: non correte molto. Il calcio è un gioco in cui si gioca con il cervello. Bisogna trovarsi nel posto giusto nel momento giusto, né troppo tardi, né troppo presto.
Proprio dall’Ajax inizia la sua carriera leggendaria nel lontano 1964. Lì dove metterà a segno ben 190 gol in 239 partite. Ben presto il mondo si rende conto di avere a che fare con un calciatore a tutto estro, in grado di coprire anche più ruoli in campo.
Gli anni 60/70 sono gli anni di un movimento calcistico rinnovato di cui Johan Cruijff è parte integrante e attiva. Il cosiddetto “calcio totale” di quella squadra allenata da Rinus Michels riscalda il cuore e infiamma i desideri dei fan, producendo dal 1964 al 1973 6 campionati vinti, 3 Coppe dei Campioni, 1 Coppa Intercontinentale e 2 Supercoppe UEFA.
Un tipo di gioco innovativo trasposto successivamente alla grande Olanda.
Un calcio che il compagno di squadra di Johan, Barry Hulshoff, spiega così in una dichiarazione fatta ai media:
“Discutevamo di spazio per tutto il tempo. Cruijff spiegava sempre dove i compagni avrebbero dovuto correre, dove rimanere fermi, dove non si sarebbero dovuti muovere.
Si trattava di creare spazio ed entrare nello spazio. È una sorta di architettura sul campo. Parlavamo sempre di velocità della palla, spazio e tempo.
Dove c’è più spazio? Dov’è il calciatore che ha più tempo a disposizione?
È lì che dobbiamo giocare il pallone. Ogni giocatore doveva capire l’intera geometria di tutto il campo e il sistema nel suo complesso”.
Cruijff al Barcellona
Il 1973 segna la svolta nella carriera dell’olandese. Abbandonato “il giardino di casa” dell’Ajax, si concretizza il suo passaggio al Barcellona che bruciò sul tempo il Real Madrid. La squadra blaugrana vince il campionato della Liga a 14 anni di distanza dall’ultima volta. Cruijff diventa l’”Olandese volante” nel momento in cui segna un gran gol di rovesciata e di tacco all’Atletico Madrid.
Dopo 48 gol in 143 partite e tanti successi di squadra, il ragazzo venuto da Amsterdam prende una decisione scioccante nel 1978: vuole ritirarsi! Nulla di strano se non fosse che ha 31 anni e potrebbe ancora dare tanto al calcio.
La carriera negli USA e le ultime apparizioni in campo
Il suo ritiro sembra segnato, salvo 3 anni dopo ritornare sulla sua scelta originale e riprendere l’attività agonistica. Lo fa sfruttando una squadra della Lega americana, i Los Angeles Aztecs. L’anno successivo indossa invece la maglia dei Washington Diplomats.
È tempo poi di lasciare gli USA per approdare al Levante nel 1981, squadra della seconda categoria spagnola.
Nel 1983 Cruijff decide che è il momento di tornare a casa, nella sua Ajax, per poi vestire la maglia del Feyenoord, ormai a fine carriera. Nonostante la parabola apparentemente discendente, riuscì comunque a totalizzare un numero di reti più che soddisfacente (25 gol totali in circa 69 partite disputate). Vince altri 2 campionati e 1 coppa con l’Ajax e 1 Coppa d’Olanda con il Feyenoord.
Cruijff catalano nell’anima
Un cuore a metà tra l’Olanda Amsterdam e la Catalogna Barcellona. Nell’animo, Johan Cruijff non ha mai nascosto una certa vena catalana, anzi.
A Barcellona gli hanno persino dedicato una statua in suo onore. Un senso di appartenenza vero e proprio esplicato sul campo. Tra il 1973 e il 1976 ha persino indossato i colori della Nazionale catalana, guidata da allenatore successivamente dal 2009 al 2013, contestualmente a quella olandese.
Un’eleganza sopraffina condensata tutta in un giocatore che non a caso ha conquistato 3 palloni d’oro nella sua carriera, precisamente negli anni 1971, 1973 e 1974. Fu il primo in assoluto a riuscirci tra tutti i campioni passati per il grande calcio. Ciò, ma non solo, gli valse il riconoscimento di migliore calciatore del XX secolo dopo Pelé, tanto da farlo soprannominare “Il Pelè bianco“.
Cruijff al Milan per una sola volta
Il “Pelé bianco”, così come amava definirlo il buon Gianni Brera, ha rischiato seriamente di giocare in Italia. E con una squadra italiana ci ha anche giocato, seppur per una sola volta. Accadde il 16 giugno del 1981. Era una partita di Coppa Super Clubs tra Feyenoord e Milan, nella quale lui giocò tra le fila dei rossoneri.
Un match durante il quale apparve in precarie condizioni fisiche, il che ne pregiudicò concretamente il passaggio in rossonero. Ancora prima, nel 1968, Johan Cruijff era stato opzionato dalla Juve dell’avvocato Agnelli, ma anche in quel caso non si concretizzò nulla perché esisteva a quei tempi il blocco delle frontiere italiane.
L’Olanda versione “Arancia meccanica”
Oltre alle squadre di club, il marchio vincente di Johan Cruijff è associato in maniera indelebile e indiscutibile alla grande Olanda degli anni ’70.
Quella nazionale che, pur non vincendo praticamente nulla, raggiunse risultati di gioco e stile che la consacrarono di diritto nell’olimpo del calcio mondiale.
I 2 mondiali persi del 1974 e del 1978 non intaccano in alcun modo il ricordo di quella nazionale che ha rivoluzionato in un certo senso il gioco del calcio e il modo di concepirlo. C’è da dire, però, che Crujiff partecipò solo ad 1 dei 2 mondiali. A quello argentino del ‘78, infatti, non vi partecipò per minacce subite da lui e dalla sua famiglia.
Pressing, sovrapposizioni, difesa a zona: tecnicismi resi universali dal cosiddetto “calcio totale” olandese. Precursori del tiki taka moderno, gli Orange misero in mostra un calcio basato sulla velocità, sulla tecnica e l’interscambiabilità dei ruoli, in piena contrapposizione, ad esempio, al calcio italiano fatto di catenaccio e rispetto delle posizioni. Il concetto di calcio totale si concretizza nella partecipazione di tutti i giocatori in egual modo sia alla fase difensiva che a quella offensiva. Una rivoluzione culturale che coinvolge anche il modo di preparare una partita, considerando che durante i ritiri prima della gara erano ammesse anche mogli e fidanzate dei calciatori, una novità di non poco conto all’epoca.
Possiamo dire che la concezione del calcio come arte e come genialità nasce dapprima nell’Ajax di Johan Cruijff e successivamente trasposta anche all’Olanda. Un’armonia tra i reparti intrisa di geometria nelle linee di gioco e fluidità di manovra.
Da Cruijff prende ispirazione Holly e Benji
Il celebre cartone animato Holly e Benji trae in parte ispirazione dalla figura di Cruijff.
Lo si evince dal fatto che Julian Ross, uno dei personaggi più amati del cartone in questione, nei tanti episodi andati in onda indossa la maglia numero 14, proprio quella del Pelè bianco.
Esteticamente si nota anche una certa somiglianza tra i due con quei capelli lunghi e il volto pronunciato. Da qui l’inevitabile e doveroso accostamento. Un omaggio vero e proprio fatto dal fumettista in questo caso.
Johan Cruijff allenatore
In veste di allenatore, ha allenato l’Ajax (lanciando tra gli altri il talento di Marco Van Basten) e successivamente il Barcellona, che ha portato invece a vincere 4 campionati, 1 Coppa delle Coppe e 1 Coppa dei Campioni (contro la Sampdoria), oltre alla creazione di un modello societario e tecnico diventato, poi, modello da seguire negli anni.
Cruijff morte
Johan, considerato uno dei migliori giocatori della storia del calcio, venuto a mancare il 24 marzo 2016 per un tumore polmonare (che aveva annunciato lui stesso di avere qualche mese prima), ha voluto lasciare un segno, non solo in campo ma anche nella vita.
Alla sua morte lo stadio dell’Ajax è stato dedicato a lui ed oggi prende il suo nome.
Conclusioni
I suoi preziosi insegnamenti servono da monito per i ragazzi della fondazione da lui condivisa, che ha aperto oltre 200 campi di calcio in giro per l’Europa.
Insegnamenti trasmessi attraverso le cosiddette “14 regole di Johan Cruijff per diventare un vero sportivo, non necessariamente un campione”.
Il suo ricordo resta e resterà vivo. Chi ha cambiato il calcio e il modo di giocare non si dimentica. Un cambiamento che unisce i tifosi di tutta Italia ed Europa, anche rivali.
Una ricerca della bellezza estetica in chiave moderna associabile al Barcellona di Guardiola e Messi, tanto per dire.
Jorge Valdano, ex attaccante argentino del Real Madrid, rivale storico, spiega in modo esemplare cos’ha lasciato Johan Cruijff al Barcellona e al mondo del calcio in generale:
“Quello che ha lasciato nel Barcellona è una sorta di testamento ideologico, ha influenzato il gusto del calcio degli spettatori e li ha educati a tal punto che oggi è impossibile pensare di poter vincere in questa squadra senza giocare bene”.
Il nostro post dedicato alla biografia di Johan Cruijff termina qui. Alla prossima con le storie di calcio e dei suoi protagonisti, sempre qui su Campioni Calcio!
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